Arrivato immacolato nelle mie mani, adesso questo volume è profondamente segnato – così come io sono stata profondamente segnata dai giorni trascorsi assieme. E' farcito di post-it e linguette segnalibro: quando lo leggevo di notte, a letto, la lampada proiettava l'ombra del suo profilo sulla parete alla mia sinistra che sembrava il profilo lontano di una città. Case, edifici, palazzi – magari quelli di Teheran.
La prima cosa che mi viene da dire a proposito di questo libro è che mi ha fatto sentire grata, grata di avere come passione quella per i libri perché ti capita, nella vita, di leggere cose come le pagine di Azar Nafisi, capaci veramente di aprirti la mente, ma che dico aprire: spalancare la mente. Tra le altre – tante – cose, Leggere Lolita a Teheran è un libro che fa a pezzi pregiudizi e luoghi comuni.
Che immagine abbiamo noi dell'Iran, e soprattutto delle donne dell'Iran?
Una delle cose che ho capito grazie a questo libro è che da questa parte del mondo rischiamo di avere un'immagine falsata di loro almeno quanto alcuni esponenti del loro popolo sbandierano un'immagine sbagliata dell'Occidente, nel bene e nel male – sì perché l'idea dell'Occidente da loro è o bianca o nera: o è la concretizzazione del Male da combattere, o una sorta di mondo ideale per cui vale la pena di rischiare il tutto per tutto pur di raggiungerlo. Ma noi, dell'Iran – e dei paesi arabi in generale – rischiamo di conservare un'idea altrettanto limitata e limitante.
Parlando di me ad esempio, ho avuto un periodo – durante le medie soprattutto – in cui ho letto moltissime testimonianze e biografie, perché non capivo determinati eventi – come l'Olocausto e, per l'appunto, le condizioni di vita delle donne nei paesi islamici. Per caso gli ebrei erano persone orribili che avevano fatto male a qualcuno? Le donne di quei paesi erano diverse da noi, bisognava farle rigare dritto se no chissà che combinavano? Mi chiedevo ad undici, dodici anni. Beh, il frutto delle tante letture di quegli anni mi diedero una risposta: no, tutti quegli eventi non avevano alcun senso né tanto meno valide motivazioni. Devo ammettere però che poi non sono andata oltre quel tipo di approfondimenti, e non so assolutamente nulla della cultura araba, ma non solo: mi sono resa conto, grazie ad Azar Nafisi, che non avevo mai immaginato una ragazza iraniana della mia età andare all'Università ed innamorarsi di Jane Austen, o di Gatsby o di qualunque altro protagonista della letteratura Occidentale. Mi veniva difficile persino immaginare che ad una ragazza fosse permesso andare all'Università e che se anche le fosse stato possibile, difficilmente avrebbe trovato docenti di larghe vedute che si sarebbe spinto ad insegnare agli studenti qualcosa che fuoriuscisse dall'ideologia dominante. Quest'ultima idea non è del tutto sbagliata, perché effettivamente non è scontato che una ragazza iraniana vada all'Università, che possa studiarvi serenamente e che non sia espulsa per una sciocchezza; ancor meno scontato è trovare docenti degni di questo nome, perché Azar Nafisi è l'eccezione e non la regola.
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Azar Nafisi |
Il libro è diviso in quattro parti: Lolita, Gatsby, James, Austen. In ognuna di queste, le brillanti analisi dei vari romanzi si mescolano e si intrecciano a quanto accadeva nel mentre in Iran, ai ricordi personali di Azar Nafisi, alle storie delle «sue ragazze», come affettuosamente chiama le studentesse del seminario. Quella su Lolita è la parte che personalmente ho amato di più, perché la lettura che la Nafisi ci offre del romanzo di Nabokov è di una portata potentissima, chiara ed illuminante. Quella della piccola Lolita diventa la storia di ogni popolo soggiogato da un'ideologia, dove quel popolo non è più composto da persone, da individui, ma soggetti che devono incarnare il sogno di qualcun altro. Dal punto dell'analisi letteraria, quella su Gatsby è la parte che mi è piaciuta meno, ma semplicemente perché per Gatsby non ho mai nutrito una grande passione; ma della sezione dedicata a Fitzgerald ho amato ben altri aspetti, come la lotta – anche con una parte degli stessi studenti stessi – per poterlo leggere in classe. Della parte su Henry James mi resta soprattutto l'immagine di Azar Nafisi che, di notte, quando cominciavano i bombardamenti, andava a sedersi in corridoio per poter stare più vicina ai figli, e restava a leggere Daisy Miller con la sensazione che finché fosse rimasta sveglia tutto sarebbe andato bene. La quarta parte dedicata a Jane Austen dovrebbero leggerla tutti coloro che sottovalutano la madre di capolavori quali Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento, Emma.

Ma non sono certo "solo" le parti dedicate ai romanzi quelle che mi resteranno impresse... Le immagini che forse mi porterò dietro più a lungo sono le descrizioni delle ragazze che quando entrano a casa sua sono tutte uguali, tutte coperte, tutte nere; e poi si tolgono il velo ed ognuna esplode dei suoi colori. I punti che andrei avanti a sottolineare sono tantissimi, perché questo libro è un concentrato di intelligenza, capacità critica, lungimiranza, uno spaccato di mondo e di realtà che oggi più che mai è importante conoscere. Grazie a questo libro non ho trovato solo una lettura illuminante, ma anche una donna da prendere ad esempio. Vi lascio qui il video della sua partecipazione lo scorso anno al festival Pordenonelegge, dove discute con Loredana Lipperini di un altro suo libro, La Repubblica dell'immaginazione, dove con gli stessi espedienti e meccanismi affronta la strumentalizzazione della letteratura stavolta da quest'altra parte di mondo: nel 1997, infatti, Azar Nafisi ha deciso – a malincuore – di lasciare Teheran. E' tornata in America, dov'è diventata docente presso la Johns Hopkins University. E ha scoperto che, se in Iran c'è chi è pronto a rischiare la vita per leggere Lolita, il più grande nemico della cultura e della bellezza in Occidente è invece l'indifferenza.
«Un romanzo non è un'allegoria. (...) E' l'esperienza sensoriale di un altro mondo. Se non entrate in quel mondo, se non trattenete il respiro insieme ai personaggi, se non vi lasciate coinvolgere nel loro destino, non arriverete mai a identificarvi con loro, non arriverete mai al cuore del libro. E' così che si legge un romanzo: come se fosse qualcosa da inalare, da tenere nei polmoni. Dunque, cominciate a respirare. Ricordate solo questo. E' tutto: potete andare.»
Avevo già visto questo romanzo e mi interessava molto, dopo la tua analisi mi incuriosisce ancor di più!
RispondiEliminaNe sono felice perché va assolutamente letto!
EliminaNon mi aspettavo che questo romanzo nascondesse una storia così affascinante! Lo leggerò di sicuro. Bella recensione, scorrevole e dettagliata :*
RispondiEliminaTi ringrazio :) neanch'io mi aspettavo tutto questo, non sapevo neanche bene di cosa parlasse in realtà, perciò è stata davvero una lettura sorprendente. Fammi sapere se ti è piaciuto, poi!
EliminaBellissima recensione. Facendo un giro sul tuo blog, a dire il vero, sto notando che TUTTE le tue recensioni sono molto bellexD Leggere Lolita a Teheran l'ho letto anch'io (a dire il vero, l'ho pure recensito) e mi è piaciuto moltissimo! Solo, ho trovato che le ultime due parti (James e Jane Austen) non fossero all'altezza delle prime, ma questa è solo un'opinione. Un saluto!
RispondiEliminaIn realtà sono d'accordo… però se le prime parti sono da 10, le ultime sono da 8, quindi mi sono comunque piaciute tantissimo. Verrò a leggere la tua recensione!
EliminaGrazie mille per i complimenti :)
Un abbraccio
Si, il rapporto è più o meno quelloxD Passa pure, mi fa solo piacere:) Un abbraccio!
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