giovedì 4 febbraio 2016

Storie di labirinti


Parte del fascino delle culture classiche, almeno secondo me, risiede nel fatto che in esse mito e realtà storica sono strettamente intrecciate: come se il mito fosse parte integrante della storia, e senza di esso neanche questa potrebbe ritenersi completa e soddisfacente.

Prendiamo ad esempio Minosse.
Secondo il mito, egli era nato da uno dei tanti amori extraconiugali di Zeus, il quale era rimasto a tal punto affascinato dalla principessa Europa da spingersi ad assumere le sembianze di un toro per confondersi tra quelli che lei accudiva, cercando di attrarla dal mezzo del branco; il piano funziona, perché lei si intenerisce per la dolcezza di questo animale, al punto da salirgli in groppa senza minimamente aspettarsi di venir rapita: il toro Zeus galoppa velocemente attraverso il mare, conducendola sull'isola di Creta, dove tempo dopo avrebbe partorito Minosse.
Ma non è solo la leggenda a parlare di Minosse: anche la storia lo indica come re dell'isola nel periodo del suo massimo splendore. Il suo stesso nome, Minos, era probabilmente un nome comune per indicare il potere del sovrano, qualcosa di simile a ciò che significava faraone per gli Egiziani.
Minosse era per Creta re, legislatore e sacerdote; in ragione del suo grande potere, la leggenda narra che avesse ricevuto dallo stesso Poseidone anche il controllo sul mar Egeo. E di nuovo il mito sconfina nella storia, ovvero nel totale dominio dei Cretesi sulle acque di questo mare, la loro cosiddetta talassocrazia.

Il dono di Poseidone, tuttavia, non fu gratuito, perché si era fatto promettere da Minosse il sacrificio di uno splendido toro che lui stesso aveva fatto sorgere dal mare: Minosse non aveva mantenuto la promessa, sacrificando al dio del mare un toro molto meno imponente, di cui Poseidone ovviamente non si accontenta. Per vendicarsi di tale affronto induce Pasifae, la moglie di Minosse, ad un amore folle per il toro venuto dal mare. L'architetto Dedalo, che s'incontra più volte nelle storie legate all'isola di Creta, costruisce un marchingegno di legno a forma di vacca, grazie al quale Pasifae può unirsi al toro. Da questa unione colpevole ed adultera nascerà il Minotauro, mostruosa creatura metà uomo e metà animale.

Il Minotauro terrorizzò i cretesi fin quando Minosse non riuscì a catturarlo e rinchiuderlo in un immenso palazzo-prigione, il famoso labirinto. Il mito racconta anche che la città di Atene, soggiogata dal potere di Minosse, fu costretta a pagare ogni nove anni un tributo costituito da sette ragazzi e sette ragazze, individuati a sorte, da sacrificare per soddisfare la fame del Minotauro. Ci fu solo un giovane che una volta si offrì volontario: Teseo, che a Creta conquistò la bella Arianna, figlia di Minosse. Com'è noto, Teseo riuscì ad orientarsi nel labirinto grazie al filo che lei gli aveva donato permettendogli di metter fine alla vita del Minotauro ed al contempo di essere l'unico ad esser mai uscito dal labirinto.

C'è un aspetto della storia e della figura di Arianna a cui credo non si pensi molto: questa ragazza, figlia di Minosse e Pasifae, era a tutti gli effetti la sorellastra del Minotauro. Per quanto potesse essere mostruoso e terrificante, era pur sempre un membro della sua famiglia, eppure lei non ci pensa due volte ad aiutare uno sconosciuto ad uccidere il fratellastro. Questo "dettaglio" fa sì che, se da una parte Arianna è ricordata per il suo coraggio, dall'altra è divenuta anche l'emblema del tradimento e per la propria falsità sarà presto punita: ella segue infatti il suo Teseo alla volta di Atene, ma durante una sosta sull'isola di Dia lui la abbandona addormentata senza tanti complimenti.
Di Arianna e della sua storia c'è stato raccontato da Ovidio (Metamorfosi) e Catullo (Carmi).

A pagare lo scotto delle vicende non è solo Arianna, perché anche Dedalo, questo geniale architetto divenuto simbolo dell'abilità manuale e della complessità creativa, non se l'è passata poi tanto bene. Minosse infatti riesce a scoprire che era stato proprio lui a consentire il tradimento della moglie Pasifae, mettendole a disposizione le proprie capacità tecniche; come se ciò non bastasse, il suo ruolo era stato determinante anche nello stratagemma del filo consegnato ad Arianna. Per queste azioni imperdonabili e per impedire che rivelasse i segreti di come fosse costruito il palazzo-prigione, Minosse lo rinchiude - assieme al figlio Icaro - all'interno del labirinto. Di qui, la fuga "alata" che di certo conoscete tutti, quella che segna anche la fine di Dedalo e che rappresenta nel gesto stesso una sfida ai limiti delle possibilità umane, e per questo destinata al fallimento. Ma la figura di Dedalo è affascinante soprattutto perché il suo più grande potere, cioè le capacità che possiede, rappresentano anche il suo fardello, il motivo delle sue sciagure: sciagure che rendono la vita di Dedalo continuamente legata alla fuga, ultima e più clamorosa delle quali quella in volo.

Da questi echi lontani, il labirinto ha continuato ad esercitare il suo fascino sull'immaginario collettivo. Il labirinto è un luogo dove il caos apparente è invece dominato da una logica rigorosa, un problema che puoi risolvere ma senza avere alcun dato alla mano: sai solo che così come sei entrato, ci sarà anche un modo per uscire. Proprio per questo in ambito religioso e soprattutto in epoca medievale il labirinto è divenuto la perfetta immagine per descrivere le difficoltà che l'uomo si trova ad affrontare durante la vita terrena. Non è un caso, nemmeno, che i più bei giardini rinascimentali siano costituiti anche da un labirinto naturale, i cui ideatori non mancavano mai di sottolineare il collegamento col suo primo creatore: Dedalo. Il labirinto-giardino viene allora restituito alla sua più antica simbologia, la quale lo ritiene segno di intelligente e spregiudicata capacità creativa. Il labirinto è un'ambientazione che ha ispirato la fantasia di artisti e scrittori, diventando un luogo in cui calare le proprie narrazioni dando al percorso del personaggio tanto un carattere avventuroso quanto un senso metaforico e simbolico.

E se mai vi è capitato, in un parco giochi o in uno di quei maestosi giardini reali, di spingervi all'interno di un labirinto, comprenderete senz'altro anche voi il senso di fascino e mistero, di divertimento e al contempo d'inquietudine che l'idea di Dedalo è in grado di suscitare.

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