venerdì 8 gennaio 2016

Libero chi legge #7: Gioco suicida

Abituatevi a leggere il nome di Paul Auster (1947, Newark, New Jersey) su questi lidi, perché è uno di quegli autori che m'incuriosiscono a tal punto da pensare di voler leggere tutto ciò che hanno scritto, senza lasciarmi minimamente spaventare dalla vastità della sua produzione.


L'incontro che ha fatto scoccare la scintilla è avvenuto ormai uno o due anni fa, quando rimediai a pochi spiccioli un suo racconto lungo o romanzo breve su una bancarella dell'usato; non persi neanche tempo a leggere la trama: era un autore che volevo conoscere e avevo davanti un'edizione in copertina rigida dell'Einaudi in condizioni perfette, come nuova. Il libro in questione era Uomo nel buio e fin dalle prime righe m'innamorai della prosa di Auster. Immediata, scarna o poetica a seconda dei momenti, profonda, potente. Già che ci sono, Uomo nel buio ve lo consiglio tantissimo: è un libro piccolo di mole e pieno di contenuto.

Ma oggi sono qui per parlarvi di Gioco suicida, che sono molto fiera di aver recuperato (usato su Libraccio, perché al momento è fuori commercio credo). Si tratta di un romanzo scritto da Auster quando faceva mille lavori per sbarcare il lunario – infatti è inserito anche in una raccolta che s'intitola proprio così, Sbarcare il lunario – e si ritagliava qualche prezioso spazio nella giornata da dedicare alla scrittura. Lo pubblicò sotto lo pseudonimo Paul Benjamin.
Gioco suicida, dicono tutti, è un perfetto poliziesco alla Chandler, ma io non ho mai letto Chandler e dunque non posso fare una simile affermazione; tuttavia qualche poliziesco l'ho affrontato, e che questo libro di Auster sia un omaggio a questa tradizione riesco a riconoscerlo.

La voce narrante è Max Klein, un investigatore privato un po' sbandato ma onesto e di saldi principi, tanto che prima di mettersi in proprio lavorava per il Procuratore Distrettuale, ma era arrivato a lasciare un posto tanto importante perché incapace di sopportare la sporcizia che lo Stato non mancava mai di nascondere. La goccia che fa traboccare il vaso è l'uccisione di un ragazzino nero per mano di un poliziotto bianco, ubriaco durante il turno di lavoro, che viene insabbiata con mezzi a dir poco raccapriccianti. Klein ha alle spalle un matrimonio fallito e un vivace figlio di nove anni, che s'impegna a vedere almeno una volta alla settimana.

Il motore che avvia il romanzo però è il l'arrivo nello studio di Klein di Chapman, un campione di baseball che era stato l'idolo della Nazione. Chapman era stato un atleta atipico: carriera brillante in campo, una delle migliori di sempre, ma poi era anche laureato in Storia e amava e conosceva l'arte e la cultura. Era un gentiluomo ed era il volto perfetto per ogni tipo di campagna culturale o sociale. Poi il disastro: un incidente che gli aveva fatto perdere una gamba, e messo ovviamente fine alla sua carriera nel baseball. Chapman era scomparso dalle scene nel dolore generale, per poi tornare una volta rimessosi in piedi come promotore e finanziatore di tutto quello che riguardava i portatori di handicap, tornando ad essere amato dall'America intera anche più di prima, perché aveva dimostrato di essere un vero eroe, uno che era caduto e si era rialzato. Ma un pomeriggio, appunto, Chapman entra nello studio di Klein con una lettera che sembra una minaccia di morte, e gli chiede di aiutarlo.

Klein accetta ed il lettore lo accompagna durante le indagini, ma anche durante le cene con l'ex moglie e il figlio Richie. Per capire che rischio corre il suo cliente Klein deve ovviamente entrare in contatto con le persone che lo circondano, l'affascinante moglie Judy Chapman in primis, e poi altri personaggi come uno stimato professore di sociologia, un avvocato mite e pacato figlio di un terribile malavitoso... Klein prenderà un sacco di botte, riceverà strane telefonate, incontrerà brutti ceffi, dormirà pochissimo e berrà un sacco di caffè. E alla fine risolverà il caso.

Non sono una vera amante dei gialli o dei polizieschi, non posso dire di esserlo mai stata, però ogni tanto mi diverte leggerne qualcuno. Gioco suicida è stata una lettura leggera, senza troppe pretese, in cui ho comunque ritrovato alcuni tratti di quella scrittura che tanto mi aveva colpita sin dalla prima volta che la lessi: i personaggi, ad esempio, sono descritti e caratterizzati in maniera superba, anche o forse soprattutto quelli secondari. Come Judy Chapman, non bella per natura ma così consapevole e sicura di sé da risultare irresistibile. Il lettore non dimenticherà presto i suoi gesti per accendersi le sigarette, una dietro l'altra, quasi senza pensarci; così come sarà difficile dimenticare Chip Contini, questo avvocato invecchiato precocemente, con la pancia e un complesso nei confronti della figura paterna che mai lo lascerà libero di essere un uomo.

Era un po' di tempo, effettivamente, che non leggevo qualcosa di diverso ed è stato un piacevole diversivo. Consiglio Gioco suicida agli amanti del genere, ai lettori di Auster o semplicemente a chi ha voglia di distrarsi con una lettura intrigante, avvincente, leggera e pilotata da un investigatore sopra le righe.



6 commenti:

  1. Ho letto tre libri (non questo però) di Paul Auster, ma ancora non mi ha convinta pienamente del suo valore... sarà perché è americano, sempre in bilico tra l'eccesso e lo scarno?

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    1. Non saprei... Io per prima sono molto più appassionata di letteratura europea che americana, ma ci sono alcuni autori d'oltreoceano che mi hanno colpito fin dalla prima riga, e Auster è tra questi. Forse non ti sei imbattuta nelle sue prove migliori o forse semplicemente non rispecchia i tuoi gusti.

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  2. Ecco, Paul Auster è un nome che mi ispira, in libreria lo sfioro ogni volta, ma ancora non l'ho mai portato a casa con me.

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    1. Chissà, magari il 2016 sarà l'anno in cui finalmente ti seguirà a casa!

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  3. Devo ammettere la mia completa ignoranza sullo scrittore, mai letto niente di suo. Vorrei iniziare da La trilogia di New York, fosse solo perché è il suo libro più famoso.
    Mentre invece conosco bene la moglie, Siri Hustvedt, di cui ho letto "Quello che ho amato" e l'ho amatooooooo molto!!

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    1. Io invece sono totalmente ignorante sulla moglie, anzi, prima di far ricerche su Paul Auster non sapevo neanche della sua esistenza xD

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