Ecco, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello è sicuramente tra i titoli che hanno trascorso più tempo in attesa sullo scaffale; e se andiamo a guardare anche per quanto tempo l'ho avuto in wishlist prima di acquistarlo, direi che è in generale uno dei libri che da più tempo desideravo leggere. Un signore di tutto rispetto, che può vantare un'anzianità che gli altri libri, pur attendendo il loro turno da anni, possono solo sognarsi. E com'è che proprio adesso mi sono decisa a leggerlo? Beh, semplice: agli inizi di dicembre ho osservato la mia libreria e tirato fuori tutti quei libri che assolutamente volevo aver letto entro la fine dell'anno. Ho avuto compassione per questo veterano Adelphi vestito di blu, ed ho deciso che era proprio ora di incontrarci – e di smetterla di posticipare l'incontro con la scusa che certamente sarebbe accaduto presto.
L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello è uno dei molti testi scritti da Oliver Sacks (1933-2015), neurologo di origine inglese e di fama mondiale, che durante la sua vita fu medico, scrittore e docente universitario tra l'Inghilterra e l'America. Con le sue raccolte di casi clinici Oliver Sacks contribuì a riportare in auge una tradizione molto in voga durante l'Ottocento, ma gradualmente spentasi col progredire della scienza: la narrativa medica. Secondo Sacks, infatti, in materie sì scientifiche ma che hanno pur sempre come soggetto l'essere umano la pura tecnica, la totale razionalità, l'asettico dato biologico non sarà mai sufficiente per comprendere a fondo ciò che si ha davanti. E ciò che si ha davanti in neurologia solitamente è un paziente, ed un paziente è una persona, ed una persona ha sempre una storia che non può esaurirsi nella sua malattia – nel suo deficit o nel suo eccesso neurologico. Un approccio alla scienza ed alla medicina che trovo giusto e che dovrebbe esser condiviso non solo da chi si occupa del cervello, come Sacks, ma da chiunque è preposto dal suo mestiere ad occuparsi dell'altro. Un altro uomo di scienza – da me molto amato – che condivide questa necessità di empatia, di usare sì la tecnologia ma senza escludere del tutto l'aspetto umano è Konrad Lorenz, il quale si è occupato di ogni forma di esseri viventi (tranne gli uomini) e che nei suoi stupendi testi di divulgazione scientifica ha sempre ribadito la stessa cosa: la scienza ed il suo inarrestabile (e mirabile) progresso non deve prevaricare del tutto quella sensibilità che nessun calcolo matematico può dare. Di fronte ad un problema, talvolta è la fantasia, un personalissimo intuito della persona l'unico strumento che possa portare se non sempre ad una soluzione, per lo meno ad una spiegazione.
Non ho la presunzione di essermi fatta un'idea del pensiero di Sacks dalla lettura di un solo suo testo; tuttavia traspare con chiarezza dalle sue parole quanto questo medico-scrittore abbia dato spazio all'umanità, utilizzando la sua per arrivare a quella dei suoi pazienti. Più volte Sacks ci dimostra come i test clinici appositamente studiati e preparati non rivelassero nulla sull'uomo o sulla donna che aveva davanti, e di come invece osservando quegli stessi individui quand'erano in un ambiente naturale, liberi e spontanei, egli abbia potuto assistere ad episodi straordinari, che si rivelavano poi essere la chiave per raggiungere il mondo apparentemente incomprensibile ed inaccessibile di queste persone difettose. Gli articoli sui casi clinici scritti da Sacks son spesso stati rifiutati dalle riviste scientifiche, perché ritenuti troppo 'narrativi', letterari, troppo poco scientifici: mancavano i grafici e le tabelle, dice ironicamente Sacks. Eppure la storia della narrativa medica del passato è ricca ed interessante, e Sacks cita e ricorda in continuazione i suoi maestri: primo fra tutti il russo A.R. Lurija, il padre della moderna neurologia. Ed è sulla scia di opere di quest'ultimo, come Viaggio nella mente dell'uomo che non dimenticava nulla o Un mondo perduto e ritrovato, che Sacks si arma di carta e penna e racconta alcuni dei tanti ed incredibili casi – non meno umani che clinici – incontrati nel corso della sua vita professionale.
I miei capitoli preferiti in assoluto son stati Ray dei mille tic (in Eccessi) e L'artista autistico (Il mondo dei semplici), ma in ognuno dei casi analizzati e riportati da Sacks scienza e narrativa si alternano e si allacciano, col risultato che si imparano un sacco di cose – si sbircia attraverso una minuscola fessura nel cranio, ci si affaccia su quella cosa incredibile e misteriosa e un po' spaventosa, il cervello, che tutti abbiamo nella testa senza effettivamente saperne un accidente. E' affascinante ed al tempo stesso terrificante scoprire quante cose potrebbero andare storte, quante assurdità potrebbero sopravvenire, da un giorno all'altro, a renderci impossibile la vita per come la conosciamo.
Sono sempre stata interessata alla mente umana, ma più per quanto riguarda l'aspetto psicologico (ed al massimo psichiatrico) della faccenda; sinceramente non immaginavo di poter essere così coinvolta anche dalla neurologia, ma probabilmente perché facevo l'errore – come i medici poco graditi a Sacks – di pensarla sotto un aspetto solamente scientifico, freddo e sterile. Dimenticavo il lato umano, dimenticavo la storia dietro una terminologia complicata che definisce un problema.
Con L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello Sacks mi ha aperto un mondo e mi ha accompagnata, tenendomi per mano, durante i primi passi in un nuovo percorso che sarà sicuramente fonte di grandi soddisfazioni. Un percorso che proseguirà sicuramente con gli altri libri di Oliver Sacks, primi fra tutti Risvegli (ampiamente citato dall'autore) e Musicofilia.
E voi, avete mai letto qualcosa di Oliver Sacks?

Ciao Julia! Ho letto questo libro qualche hanno fa, inizialmente più con spirito scientifico che letterario, ma poi ho scoperto con soddisfazione che c'è molta umanità, e ho trovato un sacco di spunti di riflessione interessanti.
RispondiEliminaDurante la lettura mi fermavo spesso a riflettere sulle condizioni delle persone presentate.
Sì, più o meno è andata così anche per me! Tra l'alto mi era stato detto che si trattava di una lettura piuttosto impegnativa, un libro che richiedeva un certo impegno mentale, e la cosa mi aveva fatto credere per l'appunto che avesse un piglio molto scientifico; la mia esperienza invece è stata molto più semplice di così: è vero che Sacks inserisce spiegazioni e terminologie, ma quelle le ho lette con la curiosità del neofita, mentre il mio interesse è stato tutto risucchiato dalle storie e dalle più disparate umanità dei pazienti. Secondo me la scrittura di Sacks è godibilissima!
EliminaUn abbraccio cara, grazie per aver letto e commentato :)
Mai letto nulla di suo, ma decisamente interessante questo autore da come lo descrivi.
RispondiEliminaMi ricorda tanta parte della letteratura che nei primi del Novecento si lasciò influenzare dalle scoperte sulla neuropsichiatria, in primis quelle di Freud per intenderci.
Italo Svevo e per certi aspetti Pirandello in tal senso potrebbero essere i nostri Oliver Sacks. :)
Mh, non mi azzarderei a fare un parallelismo così ravvicinato, perché ciò di cui ha scritto Sacks è tutto frutto di esperienza personale e di contatti diretti con vere problematiche neurologiche (non psicologiche, né psichiatriche). Credo che Pirandello e Svevo abbiano toccato con le loro opere disagi e malattie mentali di altro tipo, più di natura psicologia o psichiatrica per l'appunto. Fatto sta che il cervello resta qualcosa di interessantissimo da indagare, sia con piglio scientifico che letterario!
Eliminalo avevo letto al liceo e mi ricordo che dopo aver letto il racconto di un tizio a cui fischiava sempre un orecchio avevo iniziato a sentire fischiare anche il mio... una lettura molto coinvolgente XD
RispondiEliminaEh sì, uno degli effetti collaterali di una lettura simile è che si inizia a temere l'incombere di malattie di cui fino a quel momento ignoravamo l'esistenza! Ma va beh, un piccolo prezzo da pagare dai... XD
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