Così è avvenuto il mio primo incontro con W. Somerset Maugham (1874 – 1965) e accidenti se non è stato quel che si può definire un colpo di fulmine. Era da tempo che non provavo un simile entusiasmo per lo stile di un autore, da tempo che non divoravo un libro in due giorni e che sentivo la smania di parlarne. La scrittura di Maugham è proprio pan per i miei denti.
La diva Julia, pubblicato per la prima volta nel 1937, è tutto incentrato sulla figura di Julia Lambert, la più grande attrice di teatro d'Inghilterra. Maugham ci introduce delicatamente nella sua vita invitandoci ad assistere ad una colazione con lei, suo marito – Michael Gosselyn – ed un giovane ragioniere che per tre giorni ha lavorato per il loro teatro. Nel corso di questo semplice evento il lettore scopre già alcuni tratti della personalità di Julia:
Julia parlava in modo assai diverso con se stessa e con gli altri; il suo linguaggio, parlando con se stessa, era piuttosto crudo. Aspirò con delizia la prima boccata della sigaretta. A pensarci, era davvero straordinario che bastasse pranzare con lei, discorrere con lei tre quarti d'ora, per rendere importante un uomo nella sua piccola cerchia meschina.Tale è la visione che ha di se stessa. E nel corso di tutta la narrazione si ricevono spesso duplici risposte, nel corso di un dialogo: quella che Julia effettivamente dà al suo interlocutore e quella che pensa tra sé e sé.

Oltre questo ci viene raccontata la sua storia con Charles Tamerley, un ammiratore colto e raffinato come pochi, che decide di divorziare dalla moglie perché troppo innamorato di Julia. Tra loro non ci sarà mai niente, Julia non ricambia con sentimenti da amante, ma per puro egoismo gli impedisce di allontanarsi, tenendolo ancorato a sé per tutta la vita. Charles si dimostrerà un amico prezioso e fedele, che le sarà sempre accanto e che non avrà mai nessun altra donna. Julia deve a lui la capacità di citare Proust o parlare d'arte agli eventi mondani, è a lui che si rivolge quando ha bisogno di un consiglio, e benché sia stata terribilmente egoista con lui è l'unica persona verso la quale Julia senta un minimo di riconoscenza. Charles non è l'unica vittima di Julia: c'è anche una donna, Dolly de Vries, che non rivela mai nulla apertamente ma pur di ancorarsi alla vita della sua adorata entra in società con Michael e Julia agli albori del loro Siddons Theatre.
Dopo questo excursus nel passato, Maugham ci riporta nel presente. Julia ha quarantasei anni, è ancora la migliore attrice sulle scene e senz'altro è ancora una donna di gran fascino. Nonostante questo, inizia a sentirsi in bilico tra la paura che il sipario inizi a calare e la noia di una vita che fuori dal palco non le riserva da tempo grandi emozioni. Il colpo di scena nella sua esistenza avviene, sorprendentemente, ad opera di quel giovane ragioniere che lei aveva giudicato superbamente tanto timido e banale. Questo ragazzo che per l'età avrebbe potuto essere suo figlio, Tom Fennell, si dimostra al contrario audace ed intraprendente e lei si lascia trasportare da questa ventata d'aria fresca fino a ritrovarsi destabilizzata dalle correnti. Per tutto il tempo, durante questa sua relazione clandestina, si ha la sensazione che la fine della grande Julia Lambert abbia avuto inizio. Che lei stia cadendo, inesorabilmente, che stia perdendo tutto ciò che ne faceva in ogni caso una donna degna di tutto rispetto. Ma se il lasciarsi trasportare dai sentimenti le costa qualche caduta di stile, Julia è ben lontana dal cadere definitivamente: allenata com'è a gestire le scene, a portare lo spettacolo al suo apice e a concluderlo in ogni caso a suo favore, Julia ne esce più grande che mai.
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Annette Bening in Being Julia |
Nonostante sia falsa, manipolatrice, subdola ed egocentrica, per qualche strano motivo Julia Lambert non riesce a risultare antipatica. I moti delle sue passioni trasportano il lettore e come purtroppo le persone da lei continuamente ingannate, anche il lettore resta irretito dalla sua arte incantatrice.
Se non ha fatto altro che recitare anche nella vita, o se è la vita stessa ad essere solo un palcoscenico del resto non ha poi molta importanza. Julia conclude che:
«"Tutto il mondo è teatro, e uomini e donne solo commedianti". Ma l'illusione sono loro, oltre quegli archi; la realtà siamo noi, gli attori. (…) Quelli sono la nostra materia grezza. Siamo noi a dar significato alla loro vita. Prendiamo le loro piccole insulse emozioni e le mutiamo in arte, creiamo bellezza, e loro importano perché formano il pubblico che ci occorre per realizzarci. Sono gli strumenti su cui noi suoniamo, e cos'è uno strumento senza qualcuno che lo suoni?»Datemi un altro Maugham, per favore.
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