Nella vita di un lettore capitano, a volte, delle microscopiche perfette coincidenze. Delle combinazioni così azzeccate, che con un sottile quanto resistente filo rosso conducono da un libro al successivo quasi fosse naturale conseguenza, facendoci credere ancor di più nella magia unica e speciale della letteratura, questo universo così vasto e sconfinato che pure riesce a tessere collegamenti da un capo all'altro dello spazio e del tempo. E che piacere, quale interminabile e consolante bellezza poterci navigare sopra ed attraverso indisturbati, a bordo della propria personale imbarcazione costruita con l'esperienza, con il gusto personale, con il proprio individuale grado di sensibilità - e così si va, dall'Inghilterra alla Russia e ritorno, tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento.
Chi mi ha letta in passato conosce già il mio grandissimo amore per Virginia Woolf, di cui costituisce un esempio il mio commento a Una stanza tutta per sé, letto in realtà proprio quest'anno. I saggi a tema letterario della Woolf secondo me sono un tunnel, nel quale una volta messo un piede inizi a scivolare senza quasi poterne scorgere la fine. Perché non sono soltanto i suoi romanzi ad essere brillanti ed interessanti, ma proprio tutto ciò che ha scritto: i diari, le lettere, gli articoli per le testate giornalistiche... Quale che sia l'argomento, la sua penna si faceva arguta e penetrante, veicolando idee e pensieri che non fallivano mai nel distinguersi prepotentemente dalla massa - e non per velleità anticonformistiche, ma per una naturale ed inesauribile vena di originalità che contraddistingueva la Woolf, fine intellettuale prima che grande scrittrice. Ed ecco perché è un immenso piacere per un appassionato di letteratura approcciarsi ad un testo come Non sapere il greco, libriccino veramente minuscolo edito da Garzanti, che pure nel suo formato lillipuziano riesce a contenere ben quattro saggi meravigliosi: Non sapere il greco, Appunti sul dramma elisabettiano, Il punto di vista russo e Come si legge un libro? La Woolf ci trascina con entusiasmo dall'antichità greca all'Inghilterra dei colleghi meno noti di Shakespeare, per poi passare attraverso la Russia di Tolstoj, del Dosto e di Cechov, per poi accomiatarsi da noi con una domanda che scatena immense riflessioni, ma che non può avere una risposta definitiva: come si legge un libro? In tutti questi saggi, la Woolf riflette molto sulle lacune che inevitabilmente crea la traduzione di qualunque opera, per quanto ben fatta possa essere; i suoni della lingua originale, e quelle caratteristiche insite nella lingua proprie del luogo di nascita di un'opera, che le danno tutto un altro gusto e tutto un altro senso se si è in grado di affrontarle nella lingua originale. Mi hanno interessata particolarmente, poi, le differenze messe in evidenza, in Appunti sul dramma elisabettiano, tra drammaturgo e romanziere. Questa piccolissima raccolta è veramente una perla preziosa da possedere nella propria libreria, e la mia copia esce un po' strapazzata dalla lettura, perché Virginia Woolf non cessa di crearmi spropositato fermento, ed i margini sono pieni di appunti e di domande che mi sarebbe tanto piaciuto porle. Concludo con questa citazione, che forse vi commuoverà come ha commosso me:
A volte ho fantasticato che nel giorno del giudizio, quando tutti i grandi conquistatori e avvocati e statisti riceveranno la loro ricompensa - una corona, un serto di alloro, il nome indelebilmente inciso nel marmo -, l'Onnipotente si girerà verso san Pietro e dirà, non senza una certa invidia nel vederci arrivare con i nostri libri sotto il braccio: "Guarda, quelli non hanno bisogno di ricompense. Non abbiamo nulla da dar loro: sono coloro che amavano leggere."
Da qualche tempo, ho allestito per bene il mio invitante angolino preposto alla lettura. C'è ovviamente la libreria, una poltrona, ed uno sgabellino, sul quale oltre a qualche candela e fotografia, è poggiato anche un cestino dove ho preso l'abitudine di inserire tutti quei libri che desidero leggere al più presto. Un'abitudine che si sta rivelando sorprendentemente utile, perché riesco così effettivamente a smaltire volumi che attendevano da tempi remoti sugli scaffali. Bene, nel cestino questo mese c'erano anche due romanzi dei Grandi Russi, uno del Dosto ed uno di Tolstoj. Il punto di vista russo di Virginia Woolf mi ha resa ulteriormente entusiasta di affrontarli, ed ha anche orientato la mia scelta su La felicità domestica di Lev Tolstoj, da lei nominato e citato.
Devo ammettere che sino a questo momento non avevo un rapporto serenissimo con Tolstoj. Purtroppo il mio primo approccio con l'autore è stato attraverso i romanzi brevi che scrisse in seguito alla sua conversione, come Padre Serji, La morte di Ivan Il'Ic o La sonata a Kreutzer che non mi erano piaciuti per niente; tuttavia, sapendo che la sua produzione antecedente alla conversione era di tutt'altra pasta, non mi sono troppo scoraggiata, ed avevo acquistato quel bel mattoncino che è il celeberrimo Anna Karenina. Acquistato, sì, ma letto ancora no, perché avevo ormai il tarlo di voler leggere prima il meno conosciuto La felicità domestica. Il motivo è sostanzialmente uno: La felicità domestica, che conta solo 144 pagine, costituì per Tolstoj un banco di prova per arrivare diciassette anni dopo ad Anna Karenina. La felicità domestica costituisce di conseguenza anche un ottimo testo per il lettore che vuole prepararsi e confrontarsi con un testo più breve, prima di immergersi nelle mille e passa pagine di Anna Karenina, incontrando in maniera condensata le stesse tematiche principali. Anche La felicità domestica, infatti, fu un testo fondamentale nel percorso dell'affermazione della consapevolezza femminile nell'Europa dell'epoca.
Raccontata in prima persona dalla protagonista, Mascia, la storia mette in luce i momenti salienti del suo passaggio da ragazza a donna, partendo da quando a diciassette anni resta orfana, e continua a vivere nella casa dov'è nata, sperduta nella campagna russa, con la sorella minore e la governante. Il lungo inverno e la mancanza di stimoli di qualunque tipo non fanno bene ad una giovane della sua età, che inizia presto a risentirne pesantemente; il suo umore viene risollevato dall'arrivo di un amico di famiglia, Serghièi Mikhàilovic, che pur comportandosi nel più semplice dei modi non potrà fare a meno di notare che Mascia non è più una bambina. Vent'anni di differenza e di esperienze li separano, ma entrambi decideranno di illudersi che questo non costituirà un problema nel loro rapporto così pieno di genuino affetto, e convoleranno a nozze. I primi tempi sono un idillio, ma non appena Mascia si affaccerà sulla vita mondana di città che mai aveva avuto occasione di frequentare prima, l'idillio s'incrinerà poco alla volta.
Quella che sembra la cronaca di un fallimento annunciato, si rivela invece il sottile e profondo racconto della naturale evoluzione di un rapporto di coppia, che comincia con il gioco e la bruciante passione, s'incrina, forse si spezza, e scivola poi nel reciproco e tranquillo tenero affetto, dovuto agli anni condivisi, ai figli creati insieme, al calore che si crea con la vicinanza di una persona che nonostante tutto conosci meglio delle altre. Questo è, in poche parole, La felicità domestica di Tolstoj. Se possa dire qualcosa di nuovo a chi ha già affrontato Anna Karenina, non ne ho proprio idea. Quel che invece posso dirvi è che, superato qualche primo difficoltoso scoglio, le righe scorrono come le onde di una marea - calme, poi vivaci, poi tempestose, poi di nuovo placide - e scivolano come una costante poesia fatta di perle e di seta. La traduzione di Clemente Rebora per Fazi Editore è raffinata, ricercata, e tanto attenta da regalarci poche note scrupolose a fondo pagina. Se Tolstoj vi intimorisce un po', questo è senz'altro il testo giusto attraverso il quale avvicinarsi ad uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi.
Bene, lettori e lettrici, per oggi è tutto.
Fatemi sapere nei commenti se avete letto questi autori, se conoscevate questi titoli o se con questo post vi ho ingolosito almeno un po'!
Ciao Julia! Ti consiglio di buttarti con Anna Karenina, è bello lungo ma non sembra, scorre via velocemente. Magari leggilo quando hai un periodo abbastanza libero da impegni, così ti ci puoi dedicare senza problemi :) Per Virginia invece chiedo consiglio a te, io ho letto solo la signora Dalloway, in lingua originale, però vorrei leggere qualcos'altro di suo perché è passato tanto tempo, cosa mi consigli?
RispondiEliminaAl momento sono più ferrata sui suoi saggi che sui romanzi. Penso che Una stanza tutta per sé sia un must, ed anche un ottimo primo approccio all'autrice, perciò buttati! ^^ Io invece accolgo il tuo consiglio di lanciarmi su Anna Karenina, forse questo autunno/inverno sarà il momento giusto!
EliminaOMG, non sapevo dell'esistenza di quel piccolo libro della Woolf. Devo assolutamente averlo.
RispondiEliminaMi incuriosisce il piccolo romanzo di Tolstoj, che come scrivi non è che il preludio del corposo "Anna Karenina". Penso che sia un tema a questo punto assai diffuso, quello dell'insoddisfazione femminile nel ménage matrimoniale, come attesta anche il bellissimo "Madame Bovary" di Flaubert, che ne è il manifesto.
P. S. Devo imitare quel tuo angolino invitante.
Ad ogni lettore serve la sua nicchia ;)
EliminaSì, soprattutto nella letteratura Ottocentesca era a dir poco un tema caldo, e per ora Madame Bovary resta il mio preferito di questa corrente. Vedremo se Anna Karenina riuscirà a spodestarla dal podio!
Ciao Julia, come sempre i tuoi post mi commuovono per la delicatezza con cui parli dei libri che hai letto e per la tua capacità di rendere il tutto impregnato di tenero affetto. Mi immagino a prendere dallo scaffale della tua libreria uno dei due volumi che hai descritto e ritrovarli circondati di questo profumo affettuoso, come una nuvoletta colorata. Ma, divagazioni a parte, sono davvero rimasta incantata da tutto quello che hai scritto, soprattutto su Tolstoj, che è un autore che non conosco per niente ma che adesso sento di dover leggere. In fondo, se le righe "scivolano come una costante poesia fatta di perle e di seta", come posso esimermi dal leggerlo? Insomma, hai scelto come sempre delle parole meravigliose! ^_^ Un bacione stellina.
RispondiEliminaBeh, ma che ti posso dire se non grazie grazie grazie grazie? <3 se leggerai questo romanzo di Tolstoj, sarò come sempre curiosissima di sentire le tue opinioni al riguardo. Un abbraccio!
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