Jude, Malcolm, Willem, JB. Quattro ragazzi, amici inseparabili sin dal college, all'inizio delle loro carriere. JB è un'aspirante artista di grande talento, viene da una famiglia di sole donne che stravedono per lui, che credono fermamente nelle sue capacità e che ogni volta che torna a casa lo sommergono di cibo e di calore. JB è la nota stonata e colorata del gruppo, il più estroverso, quello con la battuta sempre pronta che maschera insicurezze e un grande bisogno di affetto. Malcolm invece è una figura molto solida, solida come le case che sogna di costruire un giorno, quando finalmente sarà un vero architetto. Malcolm è così solido anche perché c'è solidità alle sue spalle: due genitori ed una sorella, e l'appartenenza ad un ceto sociale che gli altri se lo sognano; ma nonostante i soldi e la casa nel quartiere di lusso, Malcolm è un ragazzo semplice ed alla mano, felice di cenare con gli altri una volta al mese nel ristorante vietnamita più economico della città. E poi c'è Willem, che ha avuto una famiglia, per quanto fredda e distante, e che adesso invece non ha più nessuno a parte i suoi amici. Willem è un buono, un puro, una persona trasparente e pulita come se ne incontrano di rado. Fa il cameriere all'Ortolan, un ristorante conosciuto per il buon cibo, ma anche perché tutti quelli che ci lavorano sono aspiranti attori, o attori che si sono rassegnati a fare i camerieri. Anche Willem, in effetti, vuole fare l'attore, e tra un turno e l'altro recita in ogni buona commedia che gli capita a tiro. Ed infine c'è Jude, che ha studiato giurisprudenza e lavora nell'ufficio del procuratore, e di cui per le prime 150 pagine non sappiamo quasi niente, e ce ne vogliono ancora molte altre per poter scoprire cos'è stata la sua vita fino ad allora, e perché adesso è quello che è. Il romanzo viene infatti narrato in terza persona, ma per le prime 150 pagine seguiamo i punti di vista degli altri - di Malcolm, di Willem, di JB - e vediamo Jude soltanto attraverso i loro occhi, percependo tutta la segretezza che protegge il passato di Jude.
E per quelle prime 150 pagine non sapevo bene cosa pensare, iniziavo a dubitare che il romanzo potesse piacermi e cresceva la paura di essermi procurata un mattone neanche tanto economico che non valeva in fondo la pena di leggere. Ma poi la palla è passata in mano a Jude, ed il registro di scrittura è cambiato. Si è fatto più acuto, come una ferita che si apre e pian piano ci caschi dentro. Una vita come tante è un romanzo che chiede tanta pazienza al lettore, perché Jude non ha mai raccontato a nessuno chi era prima di arrivare al college, né tutto ciò che gli è accaduto, e non vuole raccontarlo neanche al lettore. Le pagine raccontano presente e passato, e seguiamo i protagonisti sino alla loro mezza età, muovendoci con loro nello spazio e nel tempo, raccogliendo lungo la strada ogni piccolo indizio, ogni piccola fessura attraverso la quale comprendere il mistero ed il disastro che è Jude.
Una vita come tante parla di amicizia. Parla di abusi indicibili e delle conseguenze impossibili da scardinare. Parla del coraggio che ci vuole per fidarti veramente di una persona, quando le persone ti hanno tradito in tutti i modi possibili. Parla di così tante cose, e di argomenti talmente delicati ed intensi e complessi e faticosi e veri che non si possono esaurire in un commento che sto facendo molta fatica a scrivere, perché di fatto è impossibile estrarre i pregi di questo libro senza rovinare la lettura. Quel che voglio dire, però, è che non credo che il lavoro di Hanya Yanagihara sia perfetto, totalmente esente da difetti; né arrivo a considerarlo uno dei più bei libri che ho mai letto. Ma resta comunque un romanzo che mi ha inghiottita, che talvolta mi ha lasciata senza fiato, che ho dovuto mettere via e distrarmi con altro prima di dormire per via della forza e della crudezza di certe scene; non ho pianto, ma ho sofferto, ed anche se ho provato rabbia così tante volte nei confronti di Jude, non ho potuto far altro che comprendere ogni suo aspetto e comportamento. C'è un grandissimo lavoro di costruzione psicologica, dietro questo personaggio, ed è una cosa che apprezzo sempre enormemente quando è fatta come si deve.
Ora non puoi capire le mie parole, ma un giorno le capirai: l'unico segreto dell'amicizia, credo, è trovare persone migliori di te - non più furbe o più vincenti, ma più gentili, più generose, e più comprensive -, apprezzarle per ciò che possono insegnarti, cercare di ascoltarle quando ti dicono qualcosa su di te, bella o brutta che sia, e fidarti di loro, che è la parte più difficile di tutte.
Ma anche la più importante.
Forse proprio perché di pazienza non ne ho, l'ho abbandonato dopo un centinaio di pagine. Sono contenta che però tu l'abbia apprezzato! :D
RispondiEliminaTi capisco... Io ho la fissa di non abbandonare i libri (lo faccio solo in casi estremi), però come ho detto per il primo centinaio di pagine stavo maturando un sacco di dubbi. Per fortuna poi invece non si è rivelata una lettura deludente ^^
EliminaCiao! Ho sempre avuto curiosità di leggere questo libro, ma sono proprio quelle 1000 e più pagine a spaventarmi e rimando di continuo. Sono d'accordo con te su Stoner, un protagonista che ho adorato.
RispondiEliminaStoner è indimenticabile! <3
EliminaLa mole di un libro non deve mai spaventare, se la storia e la scrittura ti coinvolgono le pagine volano via. In questo caso specifico, ti consiglierei di dare una chance al libro prendendolo in prestito, così da non avere troppi rimpianti nel caso in cui non dovesse piacerti!
Oh mamma, Julia, questa recensione mi ha stregata! Ho divorato ogni singola sillaba con la febbricitante fame di chi ne vuole ancora e ancora! Insomma, bravissima! E la conclusione fatta con la citazione… da brivido! La mia parte preferita in assoluto è stata questa frase, in cui parli del cambio di registro: "Si è fatto più acuto, come una ferita che si apre e pian piano ci caschi dentro". Stupenda! Non ho ancora letto il libro, ma da quello che mi avevi raccontato e da quello che hai scritto, direi che potrebbe essere il riassunto di tutto il romanzo. Niente, sento proprio di doverlo leggere, pur sapendo che probabilmente ne uscirò sul traumatizzato andante. Ma sai che c'è? Va letto proprio per questo. Perché il mondo è fatto di belle cose e di orrori indicibili e noi ci viviamo dentro. Quindi tanto vale metterci per bene le mani in pasta, soprattutto se abbiamo la fortuna di poter chiudere il volume quando tutto diventa troppo pesante. Una fortuna che, dalle tue parole, temo che Jude non abbia avuto. Un bacione scricciola, sei stata eccezionale! ^_^
RispondiEliminaPurtroppo mi hai lasciato questo bel commento proprio nei giorni in cui, senza esserne consapevole, mi stavo distaccando per un (bel) po' dal blog. Nel frattempo hai avuto modo e tempo di leggere il libro, lo abbiamo - oserei dire - sviscerato insieme, comprendendolo forse più a fondo (e quanto è bella questa cosa?!), di molte componenti forse discuteremo ancora; in ogni caso, mi ha fatto sorridere rileggere ora questo tuo commento, da parte di una te che non era ancora capitata in Lispenard Street. Son proprio contenta che la mia recensione ti aveva comunicato tanto, come ora ben sai anche tu non è un romanzo semplice da descrivere (d'altronde non lo è neanche da leggere), il massimo che potevo fare era provarci.
EliminaGrazie ancora, come sempre, per i tuoi entusiasmi.