domenica 3 giugno 2018

I parassiti, Daphne Du Maurier

Io lo sapevo, che avrei dovuto buttar giù il mio commento su I parassiti di Daphne Du Maurier appena terminata la lettura, cosa avvenuta verso la metà di maggio. Uno di quei commenti a caldo, appassionati, in cui non ho proprio idea di cosa avrei scritto ma sicuramente sarebbe stato viscerale, pieno di trasporto verso un romanzo che - in maniera totalmente inaspettata - mi aveva inghiottita nelle sue pagine per poi risputarmi fuori senza pietà soltanto alla fine, con la sensazione di esser stata masticata senza pietà.

Già, perché questo è un romanzo che non offre consolazione. Un romanzo sfarzoso pieno di desolazione emotiva, nella quale il lettore entra in punta di piedi per poi trovarsi in piedi al centro di un salotto, in mezzo ad una specie di famiglia mai vista prima. Conoscete quel disagio? Il disagio di essere l'unico estraneo tra persone che si conoscono benissimo, che si capiscono al più lieve vibrare di un sopracciglio, eccola la prima sensazione che ho avuto. C'era un salotto, e c'erano Niall e Mary e Celia che parlavano, che stanchi ed infaticabili rivangavano un passato comune, comune a loro ma non a me. Fin quando pian piano, un pigmento alla volta, il quadro ha cominciato a prendere forma, ed ho imparato a conoscere Mamma e Papà e la storia tutta.

Una storia che parla di una famiglia, anzitutto, una famiglia itinerante e certamente atipica. Famiglia d'arte, senza regole all'infuori del sacro rispetto per i palcoscenici dei teatri, senza altro rispetto che quello per le prove ufficiali di ogni spettacolo. Una famiglia in cui infanzia è sinonimo di libertà selvaggia, e crescere diventa di conseguenza qualcosa di ancor più spaventoso - l'età adulta un luogo ostico ed ostile, scomodo, fastidioso; ma loro, Niall e Mary e Celia forse non sono mai cresciuti veramente, non come capita agli altri: loro son rimasti dei bambini insoddisfatti e capricciosi dentro corpi più grandi, incapaci di guardare oltre se stessi e di risolvere i propri contenziosi psicologici.

C'è qualcosa che spacca anche loro tre, Niall e Mary da una parte e Celia dall'altra. Una separazione netta, come un solco che divide a metà la terra e che non può essere oltrepassato con un balzo. Una separazione che ha a che fare con qualcosa di indefinibile, perché tutti e tre son soltanto fratellastri, è a metà anche lo stesso sangue che scorre nelle vene di Niall e di Mary; eppure loro sembrano la stessa persona maldestramente distribuita in due corpi, sembrano uno scherzo del destino perché due tipi così avrebbero dovuto amarsi fino a farsi male, impetuosamente e come due amanti, non come fratello e sorella. Eppure è andata così, e Niall e Mary si sono lo stesso amati impetuosamente, ma senza scenate, senza gelosie, senza nessuna espressione carnale. Come due anime che si trovano, si riconoscono tra tante, e non si lasciano più andare. Perché nessun altro conosce e capisce Mary come Niall, e Niall pensa soltanto a lei quando compone le sue canzonette da quattro soldi.

Dall'altra parte del solco, sta in piedi da sola Celia. Bambina goffa, premurosa, dolce e grassottella, che rincorre gli altri due ma non riesce mai ad essere sulla stessa lunghezza d'onda. Sempre uno o due passi indietro. Che brava bambina Celia, la più buona dei tre. Tanto buona da non poter fare a meno di prendersi cura di Papà, di stargli accanto fino all'ultimo e per sempre, contenendo tutte le sue insicurezze, le sue sofferenze e le sue manie. Ed i tuoi disegni, Celia? Che fine hanno fatto i tuoi disegni? Sono lì, proprio lì in una cartellina, li riprenderò presto. Intanto Mary calca il palcoscenico, Niall è dietro un pianoforte tra la Francia e l'Inghilterra ed il tempo passa.

I parassiti non parla di molte cose, ma è il modo in cui ne parla a travolgere il lettore, soprattutto quando arriva a questo libro come ci sono arrivata io, senza aspettative e senza pretese. E' stato il mio primo approccio a Daphne Du Maurier, incontro che ha provocato scintille e che mi lascia ben sperare per il percorso di scoperta che ho intrapreso nell'opera dell'autrice.

L'atmosfera decadente, la minuziosa indagine psicologica dei personaggi, la storia di un'eredità artistica e delle lotte interiori con un presunto talento. Il fascino di questo romanzo ai miei occhi è indescrivibile, anche perché lo stile della Du Maurier mi ha spiazzata: scritto nel 1949, è di una modernità incredibile. Inoltre anche la tecnica con cui il romanzo è costruito - l'architettura su cui poggia la trama - dimostra una maestria degna di nota. Reputo molto complicato da gestire il modo in cui l'autrice ha distribuito la narrazione, mescolando e scoprendo le carte del passato e del presente senza mai creare confusione o far perdere la bussola al lettore. Il suo gioco dei salti temporali per me è stato molto stimolante, perché il presente diventava in continuazione un tizzone che stuzzicava la fiamma della mia curiosità.

Venendo poi ad un dettaglio prettamente personale, il personaggio cui mi sono più affezionata è stata Celia, ebbene sì, la trascurabile Celia. Il modo in cui la penna della Du Maurier l'ha tratteggiata è magistrale, anche perché Celia è tutt'altro che banale o scontata, proprio al contrario: forse è il personaggio più ambiguo tra tutti e tre. Perché Mary e Niall, nel bene e nel male, tra tutte le fessure e le stranezze del loro animo, si mostrano e soprattutto si vivono per quel che sono. Celia, al contrario, è una finta vittima. Ha subito una lunga serie di eventi, ma prima ancora ha accettato di subirli per paura dell'alternativa. Alternativa che sarebbe stata, semplicemente, vivere la propria vita. Percepirsi come individuo con il proprio bagaglio di sogni, di gusti, di esigenze e di fragilità e di farsi percepire dal resto del mondo come tale, con le conseguenze del caso - fischi, oltre agli applausi, ed il rischio di essere delusi, feriti e tutto il resto. Sinceramente, Celia è stata anche capace di commuovermi.

Daphne Du Maurier
Insomma, questo romanzo si prende da parte mia cinque stelle piene. Come forse qualcuno di voi saprà, ho tentato di avviare un gruppo di lettura per questo romanzo, pur essendo consapevole che avendo ben poco seguito non poteva esserci chissà quale riscontro. Sono comunque felice che almeno un paio di persone sono attualmente occupate nella lettura, e spero vivamente che ne usciranno entusiaste quanto me. Nel frattempo, penserò a quale libro della Du Maurier dedicarmi durante il mese di giugno. Vi ricordo che, qualora vogliate partecipare, potete segnalarlo usando l'hashtag #unadaphnealmese.

Vi auguro un buon inizio di settimana,
e buone letture!

4 commenti:

  1. Ciao,
    Adoro questa autrice, è una abile ammaliatrice. Penso che in pochi sappiano scrivere come lei, se cerchi sul mio blog lacantastoriedeiboschi.blogspot.it trovi un post dedicato al suo testo "Mia cugina Rachele ".
    Ps. Adoro il tuo blog, continua così 😘

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    1. Ciao Diletta, ti ringrazio moltissimo! :)
      Tra l'altro da quando ho iniziato a proporre questo gruppo di lettura mi sono imbattuta in diverse estimatrici della Du Maurier, ed è un vero piacere scoprire che, nonostante non sia un'autrice così mainstream abbia un seguito di lettori e lettrici tanto appassionati. A questo punto non vedo l'ora di leggere tutti gli altri suoi romanzi.
      Ora corro sul tuo blog a leggere la tua recensione.

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  2. Ciao Julia, finalmente posso leggere il tuo post, che mi ero categoricamente vietata fino a completamento della mia lettura del romanzo e fino a quando non avessi scritto la mia opinione sul blog. Ora che entrambe queste caselline sono state spuntate, la prima cosa che ho fatto è stata leggere la tua recensione e beh, direi che ne hai dipinto perfettamente le atmosfere, i ritmi, i respiri, i rapporti tumultuosi (descrivere Niall e Maria come la stessa persona distribuita maldestramente in due corpi è stato un tocco di genialità) e la bravura dell'autrice. Come sempre hai il dono di disporre sul tavolo tutti gli elementi cardine della narrazione della autrice senza rivelare troppo ma, allo stesso tempo, liberando l'aroma del romanzo che stai raccontando, quindi alla fine l'unica cosa che si ha voglia di fare è correre in libreria e comprare il libro in questione! :D In attesa della prossima lettura incrociata (che, diciamocelo, mi sta piacendo un sacco), ti lascio un bacione enorme! ^_^

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    1. Sono contentissima che la mia recensione ti sia piaciuta, ancor di più visto che lo dici con totale cognizione di causa, avendo letto il romanzo e conoscendo in prima persona i personaggi e le atmosfere della storia. A dire la verità, io non sono molto soddisfatta di questo post... Tralasciando ripetizioni e sbadataggini varie, I parassiti è un romanzo così complesso e stratificato che sento di non avergli proprio reso giustizia. Spero quanto meno che riesca - come dici tu - ad ingolosire qualche anima in più, perché è un libro praticamente mai sentito nominare che invece merita di essere letto. Detto ciò, ho atteso con ansia ed entusiasmo il tuo post-recensione e dopo averlo letto ho ancora gli occhi che sbrilluccicano! *-* Spero che ci saranno molte altre occasioni di letture incrociate, perché è piaciuto moltissimo anche a me :)

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