domenica 20 agosto 2017

L'arte di collezionare mosche, Fredrik Sjöberg

Nessuna persona sensata si interessa alle mosche

Fredrik Sjöberg è un entomologo svedese, in particolare studia le mosche, per esser precisi è un esperto di sirfidi; già, perché a noi persone comuni, ignari delle infinite sfumature del mondo degli insetti, le mosche paiono tutte uguali: notiamo al massimo una differenza di dimensioni, che ci limitiamo a sottolineare definendo "moscone" una mosca più grande del normale, fino a scendere al "moscerino" quando la creatura alata che ci disturba è particolarmente piccola. Invece, solamente in Svezia esistono 2284 tipi diversi di mosche. I sirfidi sono soltanto una di queste specie, a loro volta suddivise in centinaia di sotto-specie (se così si possono definire). Ecco, Fredrik Sjöberg ha deciso di dedicare la sua intera vita di studioso e collezionista a questa particolare varietà di mosche, i sirfidi, e lo fa sull'isola dove si è stabilito dal 1986, l'isola di Runmarö, nell'arcipelago di Stoccolma. Un luogo che viene definito un paradiso naturale e che l'autore descrive - con un'immagine che mi è rimasta subito molto impressa - "una lunga domenica di quindici chilometri quadrati". Il solo fatto di vivere su un'isola, peraltro un'isola così piccola, scatena in Sjöberg moltissime riflessioni. Perché proprio lì? 

L'isola di Runmarö
E' una domanda che ogni abitante di Runmarö si è sentito porre almeno una volta da che vi si è stabilito, quasi avesse fatto una scelta tanto estrema da dover necessariamente essere giustificata. Per Sjöberg il quesito si pone d'inverno, quando col sole che tramonta già nel primo pomeriggio ed il paesaggio tutto ricoperto di neve e di ghiaccio la vita sembra quasi fermarsi. La risposta, però, arriva puntualmente ogni primavera, e poi ancor di più d'estate: il verde che brilla, tutto che sboccia e fiorisce, la possibilità di starsene anche tutto il giorno immerso nella natura in paziente attesa di un nuovo insetto, sempre con la speranza di catturare qualcosa di raro.


L'arte di collezionare mosche non è certo il primo libro che Sjöberg abbia scritto, è però il primo che è stato tradotto in Italia ed il primo che, anche nel resto del mondo, ha riscosso un successo di pubblico che né l'autore né l'editore si aspettavano. Pare che la formula vincente sia l'impossibilità di classificare quest'opera: non è una biografia, non è un saggio, non è un romanzo, non è un'autobiografia ma è tutto questo insieme e no, il risultato non è affatto un guazzabuglio confuso e confusionario, tutt'altro.
Sin dalle prime righe Sjöberg si conquista la simpatia del lettore, raccontando di quando - prima di entrare ufficialmente nella società delle mosche - faceva il trovarobe a teatro, cioè cercava e si occupava degli oggetti necessari alla scenografia, spesso bizzarri, difficilmente reperibili oppure non semplicissimi da gestire (come un agnello vivo, col tempo divenuto pecora, che lui ogni sera si portava al guinzaglio per tutta Stoccolma). Sjöberg stava in realtà tentando di fuggire dal suo destino di entomologo ed anche di trovare una ragazza perché - diciamocelo - quante ragazze si interessano alle mosche?
Da questo momento in poi il lettore è pronto a seguire le dissertazioni di Sjöberg, quale che sia l'argomento, e di argomenti lui ne affronta davvero tanti. Ci racconta ricordi della sua vita di studioso e di isolano, condivide con noi riflessioni su questioni senza tempo che gli stanno a cuore - come il tema della lentezza, spesso ci parla di romanzi o di autori che gli hanno lasciato qualcosa d'importante; ci parla anche dei suoi oggetti di studio, ovviamente, gli insetti in generale ed i sirfidi in particolare, ma l'amore di Sjöberg abbraccia la natura tutta e non esita a trasmetterci la sua emozione per certi paesaggi, certe luci, certe piante. Molta parte del libro, però, è anche dedicata a René Malaise, un esploratore dei primi del Novecento, che nonostante pochi lo sappiano era svedese, inventore di una trappola per insetti tutt'oggi insuperata. Sjöberg si appassiona alle avventure di questo entomologo (almeno nella prima fase della sua carriera), che assieme ad altri pazzi ha raggiunto luoghi estremi della Terra per amor della ricerca, un uomo che ha toccato le vette di fama, successo, celebrità e poi è stato dimenticato da tutti. Per sua stessa ammissione, Sjöberg ha un debole per i Grandi Dimenticati e devo dire che in questo sono pienamente in sintonia con lui. Provo sempre un pizzico di adrenalina quando, in un modo o nell'altro, vengo a contatto con le storie di grandissime personalità, che chissà come e perché con l'avanzare del tempo sono invece state lasciate in disparte. 
Assieme alla storia di Malaise, Sjöberg ci permette di scoprire moltissimi altri nomi di studiosi, giornalisti e scrittori, come quello di Ester Blenda Nordström, una donna vulcanica, piena di fascino e di carisma, sfuggente, affascinante come poche ed incredibilmente all'avanguardia, che già negli anni Venti si dedicava all'inchiesta, vivendo sotto copertura nelle situazioni più scomode che riusciva a trovare per poi poterne scrivere. Sjöberg fa inevitabilmente nascere il desiderio di recuperare i titoli che cita di quest'autrice, che tra le tante avventure della sua vita conta anche qualche escursione assieme a Malaise.

Avevo già scoperto di amare la letteratura che tratta di animali e natura con L'anello di re Salomone di Lorenz, ed anche se L'arte di collezionare mosche è qualcosa di completamente diverso - probabilmente unico nel suo genere - è stata una conferma di questa passione accentuatasi, potrei dire, negli ultimi cinque anni. Ciò che più mi ha conquistata di Fredrik Sjöberg, devo dire, è stata la sua grandissima e brillante autoironia. Ho un debole per chi è capace di evitare di prendersi sempre troppo sul serio, per chi ha l'intelligenza di ridere di se stesso piuttosto che lasciare che siano gli altri a farlo, con conseguenze quasi sempre spiacevoli. Sjöberg, pur facendo capire con quanta passione e con quanta dedizione egli viva la sua professione ed il suo posto all'interno del mondo dell'entomologia, (si) prende in giro su tutte quelle che sono le caratteristiche della società degli insettologi e, in uno spettro più ampio, dei collezionisti.
I momenti esilaranti di questo libro sono davvero tanti, come quando Sjöberg racconta di come le persone che lo incontrano ben equipaggiato per la caccia si sentano sempre in diritto se non addirittura in dovere di chiedergli cosa mai stia facendo e di come lui, quando non ha voglia di spendere tutto il suo tempo in quelle che possono diventare brevi conferenze sui sirfidi, risponde semplicemente di essere un collezionista di farfalle, perché le farfalle, essendo belle e colorate, stanno bene a tutti e nessuno sente il bisogno di porre ulteriori domande; certo, questo quando non ha la sfortuna di imbattersi in un'ecologista incallito, al quale allora apparirà come un brutale assassino. La vita di un entomologo non è affatto tranquilla come potrebbe sembrare. Oppure ho riso moltissimo quando Sjöberg racconta che negli ultimi anni c'è stato un "boom dei sirfidi", il che significa che in tutta la Svezia ci sono più di cinque persone che se ne occupano.

L'arte di collezionare mosche ha superato le mie aspettative (che a dire la verità erano piuttosto vaghe, perché non sapevo bene cosa avrei trovato dentro questo libro), rivelandosi una lettura allegra, frizzante e piacevolmente leggera, che infatti ho portato a termine in soli tre giorni. 215 pagine perfette da scorrere su una sdraia a bordo piscina, o sul divano negli oziosi pomeriggi estivi. Davvero consigliatissimo, soprattutto a chi è in certa di un libro diverso dal solito. Appena mi sarà possibile acquisterò sicuramente gli altri libri che Iperborea ha recentemente pubblicato di questo autore, dove Sjöberg ha raccontato le vite e le avventure di altri outsider dimenticati delle scienze naturali - termine che Sjöberg (ed anche io) preferisce di gran lunga al più freddo "biologia".


No, non è un'ape, è un grazioso sirfide! 

2 commenti:

  1. Ciao Julia, ma che scelta interessante! Lo ammetto, se non ne avessi parlato tu, questo libro non l'avrei nemmeno calcolato. Probabilmente l'avrei etichettato come un libro finto esistenzialista che finiva per raccontare solo montagne di banalità. E invece, dalle tue parole, sembra proprio che il mio lato snob abbia, come al solito, preso un granchio (lo fa spesso, pensa che mi aveva fatto snobbare anche wall-e...capisci? Wall-e!). Insomma, tutto 'sto panegirico per dire che la tua recensione è bellissima, mi ha incuriosito profondamente e mi ha decisamente conquistata, al punto che, mentre con una mano ti scrivo, con l'altra sto aggiungendo questa perlina alla mia wishlist (gesto faticosissimo da fare in simultanea)! ^_^ Adoro scoprire autori nuovi, soprattutto autori che non sono proprio famosissimi. Quindi grazie mille e viva la tua nuova passione per la letteratura naturalistica. Non vedo l'ora di saperne di più! Nel frattempo recupererò questo libro! Un bacione fanciulla!

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    1. Spero di fare presto altre letture a questo tema, di titoli che potrebbero rivelarsi interessanti ce ne sono, peccato però che voglio prima smaltire i troppi libri che attendono di esser letti da molto tempo prima di acquistarne di nuovi, perciò temo che non potrò parlare ancora di letteratura naturalistica molto presto :/
      Nulla da ridire sul tuo lato snob, perché il mio è prepotente quanto il tuo... mooolto raramente mi butto su un libro di cui in quel momento stanno parlando tutti, mi ci avvicino - se ne ho voglia - solo quando la bufera è passata. Anche in questo caso è stato così, ero un po' titubante ma avevo inserito questo titolo nella wishlist dello scorso Natale insieme a molti altri titoli, e mia madre ha scelto questo. Per fortuna, devo dire a questo punto, perché altrimenti forse neanche io mi sarei data l'opportunità di leggerlo :)
      Non vedo l'ora di leggere una tua recensione su questo libro, quando lo leggerai!

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