giovedì 24 novembre 2016

Confessioni di una lettrice: Dio di illusioni, Donna Tartt

Ognuno di noi, in quanto lettore con alle spalle una più o meno lunga vita passata tra i libri, ha i suoi scheletri nell'armadio, o per meglio dire nella libreria, ne sono più che convinta. Ognuno di noi si sarà appassionato ed emozionato ad almeno un romanzo di cui vergognarsi, ognuno di noi avrà odiato a morte un libro che invece sembra esser piaciuto unanimemente al mondo intero, ad ognuno di noi sarà capitato di non sentirsi neanche lontanamente attratti dal più grande successo letterario degli ultimi decenni. Non c'è nulla di sbagliato in questo, anzi, è uno degli aspetti più interessanti quando si ha la possibilità di condividere le proprie opinioni, perché è proprio dalle divergenze più forti che nasce il vero dibattito.
Io non sono da meno in tutto ciò, forse di scheletri nella libreria non ne ho moltissimi ma quelli che ho mi paiono piuttosto eclatanti, ed ho pensato che potesse essere divertente, ogni tanto, svelarne apertamente qualcuno. Eccomi qui, quindi, per raccontarvi uno dei più recenti casi in cui mi son sentita molto lontana dal sentire comune della maggior parte dei lettori che avevano affrontato Dio di illusioni di Donna Tartt.

Nel 2014 Donna Tartt vinceva il Premio Pulitzer con il suo terzo romanzo, l'osannatissimo Il cardellino. Io, sono sincera, prima di quel momento non avevo mai sentito nominare questa scrittrice, la cui carriera era cominciata da giovanissima e subito col botto. Dopo la vittoria del prestigioso premio, il suo nome ed i titoli dei suoi romanzi mi saltavano agli occhi ovunque: sul web, sui giornali, nelle librerie; alla fine non ho potuto far altro che cedere ed incuriosirmi, ma mai mi sarei avvicinata a lei proprio dal romanzo più chiacchierato del momento: ho cominciato informandomi un po' su chi fosse la misteriosa (almeno per me) autrice. E voglio iniziare col dire che la trovo una donna affascinante ed interessante come poche: con quel suo stile mascolino (indossa quasi sempre completi tipo smoking, con tanto di cravatta) e al tempo stesso così femminile ed elegante, il suo stile di vita volutamente indipendente, il suo modo di parlare così colto e raffinato, e poi questa storia che ad ogni libro ha dedicato dieci anni esatti. Potrei dire senza esitazioni che Donna Tartt come persona m'incuriosisce più dei suoi romanzi.

Donna Tartt
Il primo libro letto nel 2015, quindi, fu il primo romanzo scritto dalla Tartt, Dio di illusioni, che iniziò quand'era ancora all'università e terminò, come di consueto, dopo dieci anni di stesura. Si tratta di un romanzo dalle tinte fosche, cupe, che devono ammaliare ed al tempo stesso inquietare il lettore. Il protagonista è uno squattrinato ragazzo californiano - se non sbaglio - di cui non sono mai riuscita a ricordare il nome (forse era Robert?), il che la dice lunga su quanto mi sia rimasto impresso. Questo ragazzo decide di trasferirsi in un piccolo e prestigioso college del Vermont, dove ben presto nota un gruppo di ragazzi che sembrano non aver nulla in comune col resto del mondo. Sono ricchissimi, belli di una bellezza fredda e distante, sembrano eterei come antiche divinità greche; e proprio dell'antica Grecia essi si occupano: fanno infatti parte di un'élite, sono i pochissimi studenti scelti da un particolare professore di greco che ammette solo una manciata di studenti al suo corso, che si svolge in un salottino privato in un'atmosfera un po' surreale. Il nostro protagonista - Robert? - decide di provare ad entrare nell'élite e non arrendendosi ai primi rifiuti, riesce a farsi accettare dal professore. A questo punto si trova coinvolto in ben più che delle semplici lezioni di greco, perché il gruppo di studenti vive in maniera strettamente connessa. Con l'aria annoiata e superficiale di chi ha sempre avuto troppo, sono ragazzi che non sanno fare a meno degli eccessi; sperperano a dismisura i soldi delle loro famiglie profondamente sbagliate, trascorrono giorni e notti nei fumi dell'alcol e delle droghe, spingono l'acceleratore molto più di quanto sarebbe normale. Robert (?) si trova coinvolto in una serie di vicende - compreso un delitto, che sarebbe il fulcro dell'opera - che inevitabilmente segneranno la sua vita e quella dei suoi compagni per sempre.

Ho letto tante recensioni e visto tanti video in cui la gente esprime pareri a dir poco entusiastici su Dio di illusioni. Ecco, a me invece non è piaciuto per niente. Perché? Provo a spiegarlo.
La scrittura è quasi troppo perfetta. Levigata ad arte, ossessivamente precisa, chirurgica. Il che, se da una parte mi pare elegante e sapiente, dall'altra fa sì che difficilmente io provi vere emozioni, mi senta coinvolta da ciò che provano i personaggi, provi empatia nei loro confronti, ossia mi nega la parte più importante del rapporto tra libro e lettore. In secondo luogo, l'ho trovato un romanzo fin troppo pretenzioso: come ho detto prima, l'intenzione delle atmosfere è palesemente quella di creare un misto di fascinazione ed inquietudine, ma proprio l'intenzione così palese mi ha fatto sembrare tutto molto finto. Potrei paragonarlo ad una donna che vuole fare la sexy a tutti i costi e proprio per questo non ci riuscirà mai, al contrario di una che non ci pensa affatto e trasuda invece sensualità dai suoi modi spontanei e naturali. Ho reso l'idea? Poi viene la trama, che sostanzialmente è un giallo, ma i meccanismi del delitto li ho trovati abbastanza idioti, prevedibili e noiosi; ricordo distintamente che a pagina 400 non ne potevo più, ma non essendo mia abitudine abbandonare un libro ho tirato avanti con fatica ed ostinazione e solo nelle ultime cento pagine sono riuscita a proseguire più spedita. Insomma, ciò che doveva costituire il fulcro della storia, la parte più carica di pathos e suspence, è stata invece proprio quella che mi ha interessato meno. Infine, veniamo ai personaggi.
Innanzi tutto il protagonista - Robert? Di lui ricordo solo che era in perenne disagio perché lui era povero e gli altri ricchi, che tutto sommato era bravo negli studi, che a casa non aveva praticamente niente se non due genitori mediocri e superficiali. E che mi stava profondamente antipatico. L'ho trovato un protagonista indefinito, che sembrava più una telecamera attraverso la quale raccontare la storia piuttosto che parte della storia stessa. Mi era sembrato privo di tratti che lo definissero davvero, privo di carattere e di spina dorsale, sempre in balìa degli eventi e trascinato dagli altri. Una palla. Quanto al gruppetto degli studenti di greco... Mamma mia. Surreali, noiosi, fastidiosi, immaturi. Si tratta di ragazzi che vivono completamente nel mondo antico e che del mondo moderno non sapevano praticamente nulla; nonostante questo, di cultura classica all'interno del romanzo si parla davvero pochissimo, il che mi ha delusa ed anche un po' infastidita. Mentre leggevo, più che raffinati studenti di un élite di grecisti di un piccolo college sperduto nel nord America, mi sembrava di avere davanti dei ginnasiali dei Parioli (per chi non lo conoscesse, è un quartiere bene di Roma).
A distanza di quasi due anni, ricordo davvero poco di Dio di illusioni e ciò che ricordo, come vedete, non è poi così gradevole.

Le pochissime volte in cui mi è capitato di provare ad esprimere - ovviamente in maniera più contenuta e ridotta di quanto ho fatto adesso - questi miei pensieri, mi sono sempre trovata davanti chi difendeva a spada tratta ogni dettaglio del libro, in un modo così convinto e determinato che mi scoraggiava dal provare a spiegare le mie ragioni. Quindi posso dire di non esser mai riuscita ad avere un vero confronto con chi Dio di illusioni l'ha amato e dunque non ho mai capito cosa, di questo libro, non ho capito io. O semplicemente cosa, tra me e lui, non ha funzionato. Mi piacerebbe molto se nei commenti nascesse un sano scambio di opinioni, fatemi sapere se l'avete letto o avete intenzione di leggerlo, se l'avete apprezzato e perché oppure se concordate con quanto ho scritto io.
Ci tengo a precisare che, per quanto può sembrare strano, non ritengo chiuso qui il mio percorso con Donna Tartt, anzi: appena finito Dio di illusioni pensai che, lasciato passare abbastanza tempo, avrei provato col suo secondo romanzo, ovvero Il piccolo amico. Ho la netta sensazione che il meno conosciuto e citato dei suoi libri, sia invece quello che potrebbe piacermi di più (lo spirito del bastiancontrario, eh!). Il momento non è ancora arrivato, ma sono davvero curiosa di dare e darmi una seconda chance con la cara Donna.

A presto,
cari lettori e lettrici

4 commenti:

  1. Bellissimo post!
    E' da un po' che voglio leggere qualcosa di Donna Tartt e Dio di illusioni era quello che mi attraeva maggiormente! Vedremo se e quando lo leggerò.
    Per quanto mi riguarda uno dei libri che tutti hanno amato ed io "odiato" è stato Seta di Baricco.. L'ho trovato quasi noioso, ma proverò a leggere Oceano mare e Novecento.
    E tra quelli più osannati che non mi attirano minimamente c'è L'amica geniale della Ferrante.. Ho approfittato dell'offerta amazon per prenderlo a mia mamma che voleva leggerlo, ma continua a non ispirarmi molto.

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    1. Ciao Ari, grazie per aver condiviso qualche tuo scheletro :) ti dirò, la saga della Ferrante senza tanto scalpore intorno non avrebbe interessato neanche me, se avessi solo visto le copertine e letto la trama passeggiando in libreria per i fatti miei. Ma avendo scatenato l'attenzione mondiale un po' di curiosità di capirne il perché ce l'ho, e sto recuperando i libri tramite le offerte dell'euro club Mondadori (quindi in edizione mondolibri).
      Di Baricco sono ormai da un decennio una grande ammiratrice, pur avendolo un po' mollato negli ultimi tempi, ma ci sono suoi libri come "Novecento" e "City" che resteranno per sempre tra i miei preferiti. "Seta" non ha fatto impazzire neanche me, mi è piaciuto sì ma non come altri suoi. Quindi ti consiglio vivamente di leggere altro di suo e vedi se ti convince di più ^^
      Se poi leggerai "Dio di illusioni" sarò curiosissima di sapere cosa ne pensi!

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  2. Ognuno ha diritto alle sue opinioni:) Non approvo chi giudica solo in base al proprio giudizio, quindi non ci trovo nulla di sconvolgente nel fatto che non ti sia piaciuto, pur trovandomi dal lato opposto: questo libro, per me, è stato importantissimo, e per varie ragioni (ah, il protagonista si chiama Richard;)). Anch'io ho scoperto la Tartt solo dopo il Pulitzer e proprio con quest'opera, a cui ho fatto seguire immediatamente Il cardellino e Il piccolo amico. Nessuno dei due è riuscito a colpirmi in profondità come Dio di illusioni, purtroppo. In ogni caso, non sentirti mai in imbarazzo per queste cose: il gusto è soggettivo e insindacabile ed è bello così!

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    1. Sono d'accordissimo con te! Tuttavia capisco anche che ci si possa risentire quando qualcuno "maltratta" un libro che abbiamo amato, un po' come se sentissimo qualcuno parlar male del nostro migliore amico. Sai, forse se questo libro lo avessi letto a 18 o 19 anni, o semplicemente in un altro momento della vita, ne avrei avuto una percezione diversa, ma non saprei. Vedremo cosa penserò quando avrò letto le altre opere della Tartt!
      Grazie per aver condiviso la tua opinione e per avermi corretta sul nome del protagonista! Almeno l'iniziale era giusta XD

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