martedì 29 novembre 2016

Il postino di Neruda, Antonio Skarmeta




Perché gli uomini non hanno nulla a che vedere con la semplicità o la complessità delle cose. Secondo la tua teoria, una cosa piccola che vola non dovrebbe avere un nome lungo come farfalla. Pensa che elefante ha lo stesso numero di lettere di farfalla, ed è molto più grande e non vola.


Siamo in Cile, nel 1969. Mario Jimenez ha diciassette anni, è nato e cresciuto nella caletta di Isla Negra, i cui abitanti – compreso suo padre – sono tutti pescatori. La pesca sarebbe il naturale destino anche di Mario, che tuttavia ha ben poca voglia di lavorare ed è tanto incline ai raffreddori che spesso si esenta dall’andare in mare ad aiutare suo padre, il quale, più di una volta, gli intima di trovarsi un altro lavoro. Le giornate di Mario trascorrono tra il cinematografo, dove si infatua di un’attrice dopo l’altra, ed i pigri vagabondaggi in sella alla sua bicicletta, l’unico vero bene materiale che possiede. In una di queste giornate come tante, gli capita di leggere “cercasi postino” davanti all’ufficio postale e senza tanti indugi il giovane entra e si propone per il ruolo. La prima cosa che gli viene detta è che per fare quel lavoro ci vuole una bicicletta – ce l’ho!, risponde Mario entusiasta – e poi che la paga è una miseria – va bene lo stesso, risponde Mario. 

La paga è una miseria perché gli abitanti di Isla Negra son tutti analfabeti, a ricevere posta è uno soltanto: il poeta Pablo Neruda. Mario è emozionato all’idea d’incontrarlo, compra subito una copia delle sue Odi elementari sognando di ricevere dal poeta una dedica affettuosa, intima, tanto importante da rendere la sua copia unica e speciale; ma le cose non vanno subito così, perché durante i primi incontri la timidezza ha la meglio, e Mario non riesce a far altro che consegnare la posta e, scambiato un frettoloso saluto, vedere il poeta rientrare in casa. Quando riesce infine a farsi coraggio e consegnare a Neruda il libro, chiedendogli una dedica, il poeta si presta con la gentilezza che riservava a tutti, ma si limita ad un generico: cordialmente, Pablo Neruda.

Ciò che consentirà a Mario di tirar fuori la faccia tosta per riuscire a parlare di più col poeta sarà l’innamoramento repentino per Beatriz Gonzalez, figlia dell’ostessa di paese. Mario Jimenez ha ora bisogno di una guida che gl’insegni a cantare l’amore, a trovare il modo di dire tutte quelle cose che gli bruciano dentro, che lo aiuti a trovare la forma adatta per far capire a Beatriz l’entità dei suoi sentimenti e renderla finalmente sua. Neruda in un primo momento vuole trarsi d’impaccio, non vuole avere a che fare con storie che non lo riguardano, eppure nei modi in cui cerca di mandar via il postino s’intravede subito la gran simpatia che quel giovane energico e frizzante riesce a suscitargli. Tant’è che, nonostante tutto, insegna a Mario cosa sono le metafore, lascia che rubi i suoi versi per elogiare la bellezza di Beatriz e diventa per Mario non soltanto un mentore, ma anche un grande amico che né la distanza né il tempo allontaneranno mai.

 Sullo sfondo della vicenda uno dei momenti storici più complicati per il Cile, ovvero il golpe militare e la caduta del governo di Salvador Allende.

Il postino di Neruda è uno di quei rarissimi casi in cui un film supera di gran lunga il libro da cui è tratto. Ho visto Il postino una sola volta, diversi anni fa, ma è bastata per innamorarmene incondizionatamente, tanto che mi sembra d’averlo visto ieri, per quanto è vivo il ricordo. L’opera di Skarmeta conta appena 120 pagine, deliziose, leggere ma senza dubbio troppo poche per rendere tutta la bellezza che ha invece saputo trasmettere il film di Troisi, che mentre leggevo non riuscivo proprio a togliermi dalla testa. Non riuscivo a non vedermi davanti il viso dell’attore più straordinario che il nostro Paese possa vantare, il suo volto luminoso, quegli occhi innocenti, il sorriso radioso che hanno attribuito al personaggio di Mario la freschezza e l’ingenuità di un bambino; nel film, il percorso di Mario da giovane semi-illetterato ad amante della poesia è di una sensibilità che spacca il cuore e la costruzione della sua amicizia con Pablo Neruda è molto più lenta e, di conseguenza, più interessante e più profonda. Il postino, soprattutto grazie all’interpretazione indimenticabile di Massimo Troisi, è emozionante come poche altre storie; Il postino di Neruda, invece, è un libro carino. I suoi pregi sono l’idea e la storia, i personaggi, ed anche i particolari accostamenti di parole scelti dall’autore, che spesso spiccano in mezzo ad una generale aura di semplicità.

Per essere un gran bel libro, forse Skarmeta non doveva far altro che dedicargli più tempo e più pagine, lasciare più spazio ai suoi personaggi, dando la possibilità al lettore di godersi un nascere di rapporti e sentimenti – nonché l’evoluzione del protagonista – ben più lentamente di così.

Io ho trovato questo volumetto ad una bancarella, mi è costato due euro e a leggerlo ci ho messo un’oretta; pertanto se lo avete in casa, ed una sera non sapete cosa fare, non esitate a prenderlo in mano. Ma se ancora non avete avuto nessun contatto con questa storia, non ho dubbi: lasciate stare il libro per il momento, e correte ad estasiarvi davanti al Mario di Massimo Troisi ne Il postino.

- Però se fossi poeta potrei dire quello che voglio.
- E che cos'è che vuoi dire?
- Be', il problema è proprio questo. Siccome non sono poeta, non lo so dire.


8 commenti:

  1. Dici bene, estasiarsi davanti al film, che ne è un'ottima trasposizione. Uno dei rari casi in cui il film, probabilmente, supera la bellezza del romanzo. Tu che ne pensi?

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    1. Assolutamente d'accordo, l'ho scritto anche nel post che si tratta proprio di uno di quei rarissimi casi, forse l'unico in cui mi sono davvero imbattuta sinora ^^

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  2. Lessi il libro diversi anni fa, poco dopo aver visto il film, e ricordo che anche a me era piaciuta di più la pellicola, ogni tanto succede! Anche la colonna sonora la trovo bellissima :)

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    1. Sì, è vero. Trovo tutto perfetto in quel film ^^ infatti visto che di solito il libro è meglio mi aspettavo molto di più. Ma non è stata una delusione, va bene così :)

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  3. Una storia molto bella, non ho letto il romanzo ma il film è davvero stupendo :)

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  4. Ho il libro in casa, ma come te ho visto (e amato molto) prima il film. Rimango curiosa, ma in effetti non sei la prima persona cui sento fare questo commento.

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    1. Be', visto che ce l'hai in casa e che si legge in un attimo la curiosità toglitela pure! Poi mi dirai che impressione hai avuto tu :)

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