Ricordo che l'anno scorso, di questi tempi, navigando a caso sul web trovai un'immagine su cui stava scritto:
«2013 was practise. 2014 was the warm up. 2015 is the game.» Salvai quell'immagine sul mio telefono e la usai come sfondo dalla fine di Dicembre e forse anche per tutto Gennaio. Pensarla così – o almeno provarci – poteva in qualche modo essermi d'aiuto, di stimolo, una piccola scintilla di motivazione. Ho sempre avuto la consapevolezza di essere una persona particolarmente complessa, difficile spesso non solo da comprendere, ma soprattutto – almeno per quei pochi umani che realmente mi stanno accanto – da conoscere davvero e poter fare quanto necessario per consigliarmi, sostenermi o aiutarmi nei momenti in cui ne avrei bisogno. Purtroppo per molto tempo sono andata avanti con la pretesa – mai espressa, ovviamente – che coloro i quali potevano dire davvero di conoscermi dovessero in qualche modo possedere una sorta di sfera di cristallo, e saper capire quel che provavo o pensavo anche nei momenti in cui io per prima non ero in grado o non avevo voglia di spiegarlo; che quelle stesse persone facessero o dicessero esattamente quel che mi serviva in determinate circostanze. Capire che non è così e che non può essere così è stato uno dei traguardi di questo ultimo anno, il cui raggiungimento mi ha portata a riconoscere anche quanto io sia, sotto così tanti punti di vista, una persona davvero indipendente. Non economicamente, purtroppo, ma sotto aspetti che al momento mi appaiono molto più importanti e preziosi:
io mi basto, e non è presunzione, è che
sono capace di stare con me stessa,
so badare a me stessa, trovo da sola le soluzioni ai miei problemi, riesco ormai a tirarmi su, a gestire ogni emozione, a motivarmi; e questo non fa di me una persona chiusa, al contrario: fa di me una persona che non ha
bisogno degli altri, di un fidanzato o di un'amica, perché da sola starebbe male. Fa di me una persona che sta bene a prescindere e che
eventualmente sceglie tra le persone quelle giuste, quelle con cui condividere tutto quanto. Potrebbero sembrare ovvietà ma so benissimo che non lo sono affatto, sono
conquiste, frutto sicuramente del lungo percorso terapeutico intrapreso ormai più di un anno fa con la psicologa che praticamente ha preso tutti i miei pezzi – allora sparsi ed incoerenti – e li ha finalmente messi insieme.
Per questo nonostante io sia ancora
incredibilmente indietro su tutti quelli che sono gli
aspetti pratici della vita – studio, lavoro
eccetera – quest'anno non mi lascio affatto indietro quel nauseante senso di
fallimento e rimorso che tristemente hanno segnato la fine degli anni passati; sento, al contrario, anzi
so per certo che questo 2015 è stato
quasi un successo. E' stato un anno sotto così tanti aspetti pieno, vissuto, faticoso e assolutamente
necessario. Adesso capisco, adesso sento che i tanti processi che ho messo in moto negli ultimi anni sono giunti a maturazione. Mi accorgo improvvisamente di cosa vuol dire che
sono cresciuta, mi accorgo di cosa vuol dire
prendere piena coscienza e consapevolezza di sé. Mi dicevano all'asilo che ero
matura per la mia età, figuriamoci, ma quella maturità – che ha sempre continuato ad essere “troppa per la mia età” – è stata in fin dei conti la mia croce, perché non ho saputo gestirla. Mi ha impedito di adattarmi e non ho mai saputo interagire coi miei coetanei; ho filosofeggiato troppo e vissuto troppo poco, cosicché l'
adolescenza è stata un inferno, un incubo ad occhi aperti e l'affacciarsi ai vent'anni un faccia a faccia con un Atlante di paure. Mi sono affidata a punti fissi troppo precari, ho insistito com'è tipico di me a
fare da sola fin quando questo è diventato impossibile e, davvero, la salvezza è stato quel giorno in cui ho detto
mamma, ho bisogno di parlare con qualcuno. E quel qualcuno il destino è stato così gentile da farmelo trovare al primo colpo, con un numero affisso sulla porta di un'Erboristeria.

La prima cosa che mi viene in mente se guardo indietro a questo 2015, è
quanto mi sono divertita con la mia cucciola. Passeggiate ogni giorno, d'estate a caccia di lucertole e d'autunno a giocare con le foglie sparse qua e là dal vento e più spesso dai miei stessi piedi, perché rincorrere cose che svolazzano è stata da sempre l'attività che più la diverte; d'estate poi abbiamo scoperto quanto possa essere grande la sua passione per l'acqua, tale da renderla più un animale acquatico che un cane. L'abbiamo vista tuffarsi in piscina ad ogni ora del giorno ed anche della notte e intrattenersi per ore col getto che usciva da un semplice tubo per l'acqua. Abbiamo festeggiato il suo primo compleanno e, generalmente, con lei è stata una festa ogni giorno. Ovviamente al primo posto tra i miei pensieri c'è anche il fatto che io ed il mio ragazzo abbiamo superato il primo anno di convivenza, un traguardo senz'altro importante. Il nostro rapporto è cresciuto con noi, sono sicura che abbiamo imparato ulteriormente a conoscerci ed anche a sopportarci ed è quasi buffo pensare che in estate ci eravamo quasi lasciati e che pochi giorni fa abbiamo festeggiato il nostro quinto anniversario. Gli ingredienti principali in una relazione sono ascolto, pazienza, comprensione e ovviamente amore.
Penso poi al fatto che, in fin dei conti, ho superato due esami in una Facoltà a me nuova e abbastanza ostile, il che sembrerà estremamente stupido ma se conosceste il percorso che ho fatto fino ad ora comprendereste che traguardo sia. Ho fatto qualche mercatino, anche se meno degli anni scorsi. Ho provato nuove ricette, sono tornata ai capelli corti e biondi. Mi sono fatta venire qualche mezza idea su qualcosa da scrivere, ho curato la nostra casetta, sono stata presente per la mia famiglia. Una delle cose per le quali sono più contenta, comunque, è che ho trovato la voglia di riallacciare qualche vecchia amicizia, rendendomi conto di quanto sia meno difficile di quel che sembra. Ho eliminato aspettative e pretese verso le persone con cui mi relaziono, e questo rende il relazionarsi mille volte più semplice di quanto sia mai stato per me. Ho fatto quel bellissimo viaggio a Vienna. Ho ricevuto e fatto bei regali, ho fatto attività fisica per un certo periodo e sono determinata (più o meno) a riprendere non appena le feste saranno completamente finite. Ho abbandonato del tutto i social e, più in generale, tutto ciò che non mi interessa realmente e a cui magari mi sono avvicinata perché “lo fanno tutti”. Non ho più tempo per fingere, sforzarmi o adeguarmi. Ho aperto questo blog e non l'ho ancora abbandonato.

Devo dire di aver visto pochi film, ma molte serie tv. Ho comprato parecchi libri, ma per qualche motivo ne ho letti leggermente meno dell'anno scorso. Ho finalmente letto cose bellissime in lista da un secolo, come Jane Eyre e la graphic novel di Julie Maroh, Il blu è un colore caldo (grazie al mio ragazzo che me l'ha regalato a sorpresa) che è stata una delle letture più belle dell'anno. Ho letto Dio di illusioni di Donna Tartt che, sarò anche controcorrente, non ho apprezzato per niente; mi sono innamorata di Alice Munro leggendo Chi ti credi di essere? e lei insieme a Somerset Maugham restano le personalissime scoperte più belle del mio anno da lettrice. Un posto speciale lo merita anche il romanzo incompiuto di Franz Kafka, Il castello, un libro che mi ha tormentata e tenuta incollata alle pagine e che è diventato uno dei miei preferiti anche se non sarò mai in grado di spiegare perché. Sempre grazie al mio ragazzo ho finalmente messo gli occhi anche su La profezia dell'Armandillo di Zerocalcare, letto in una sera tra le lacrime per le risate. Un po' titubante a causa del gran clamore suscitato da tale pubblicazione, ho letto anche La morte del padre dell'autore norvegese Karl Ove Knausgard, che come saprete tutti ha scritto sei volumi di natura autobiografica, di cui si sta occupando la Feltrinelli. Mi è piaciuto molto più di quanto mi aspettassi e se non ho già letto anche gli altri due volumi disponibili è solo perché costano venti euro l'uno. Immancabilmente, tra le mie letture dell'anno ormai in conclusione rientrano anche svariati classici, per lo più inglesi, da Dickens a Jane Austen a Shakespeare a Thomas Hardy.

E dunque, ho smesso da un bel po' di fare buoni propositi per l'anno nuovo, ma se ci penso per la prima volta ne ho di
concreti, o meglio, stavolta so che potrei riuscire a realizzarli. Non sono tanto affascinanti da meritare di essere riportati, sono alla fine quelli che fanno un po' tutti: fare questo, non fare quest'altro, essere più così e meno cosà. Qualunque essi siano, l'importante è avere dei progetti e sentire l'energia per realizzarli, o almeno provarci e sapere, alla fine, di aver fatto del proprio meglio. Di averci messo non solo l'impegno, ma quello che generalmente chiamiamo
del tuo.
Ringrazio le persone che si sono fermate a leggere, questo post in particolare, ma anche quelle che si sono fermate, fosse pure una sola volta, tra queste mie pagine. Ancor di più ringrazio coloro che hanno deciso di diventare dei lettori fissi di Tanto non importa, anche se da quando è nato ad ora è rimasto uno spazio un po' disordinato e confuso. Prometto che andrà meglio.
Non mi resta che augurarvi di tutto cuore una felice conclusione per questo 2015 e farvi i miei migliori auguri per un felice anno nuovo.
Ci si risente nel 2016!
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