sabato 9 maggio 2020

La città incantata, Hayao Miyazaki (2001)

Buon sabato a tutti, benvenuti o bentornati sul blog!
Oggi vi accolgo col secondo appuntamento dedicato alla mia umile rubrica per scoprire o riscoprire i meravigliosi film d'animazione dello Studio Ghibli. Insieme al mio compagno, ne stiamo vedendo uno ogni venerdì sera, ed in realtà avevo deciso già dalla scorsa settimana di pubblicare il relativo post un sabato ogni due settimane. Questo sia per non rendere monotematico il blog, sia per darmi più tempo per scrivere qualcosa che valga la pena leggere (che poi io mi riduca lo stesso a lavorarci all'ultimo, è un altro discorso). Bando alle ciance, oggi vi racconto qualcosa su La città incantata.

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Ottavo film del maestro Hayao Miyazaki, esce nelle sale cinematografiche in Giappone nel 2001. Ispirato ad un racconto per bambini pubblicato nel 1987 di Kashiwaba Sachiko, intitolato Il meraviglioso paese oltre la nebbia, il film racconta l'avventura di Chihiro, una bambina di dieci anni che sta traslocando assieme ai genitori. Durante il viaggio in automobile per raggiungere la nuova abitazione, la famiglia giunge in un luogo particolare, che credono essere la loro destinazione. Nonostante il posto appaia desolato e disabitato e nonostante le proteste della bimba che quasi presagendo un pericolo non vuole andare, scendono dall'auto e si incamminano lungo il tunnel che si erano trovati davanti alla fine della strada percorsa. Dall'altro lato trovano un bel paesaggio, e poi quello che sembra a tutti gli effetti un parco divertimenti abbandonato. I genitori iniziano ad esplorare il luogo, trascinandosi dietro la piccola Chihiro, fin quando non si imbattono in un vero e proprio banchetto di cibo squisito e appena cucinato. I genitori, come improvvisamente non più padroni di sé, cominciano a servirsi, continuando a riempirsi i piatti più di quanto chiunque potrebbe mai riuscire a mangiare. Chihiro non tocca nulla, nonostante più volte la mamma ed il papà invitino anche lei ad assaggiare quelle prelibatezze, ed anzi cerca in tutti i modi di farli smettere di abbuffarsi. Ma non c'è verso, ed i genitori di Chihiro, a forza di ingozzarsi, si trasformano in due grandi maiali. Sconvolta, Chihiro si allontana e viene intercettata da Haku, un ragazzo suo coetaneo che la prende sotto la sua ala e la istruisce sul luogo dove è capitata, su come sopravvivervi e cosa fare.

Appena scende la notte, infatti, il luogo si anima, svelando la sua vera natura: si tratta di bagni termali per divinità e spiriti, un luogo pieno di dipendenti ed addetti ai lavori dove non ci si ferma mai e dove, per poter restare e non soccombere, il requisito numero uno è proprio avere un contratto di lavoro. A tal fine, Haku indica a Chihiro la strada per raggiungere Kamaji, un anziano operaio rappresentato da un ragno antropomorfo, le cui tante braccia non smettono neanche per un secondo di muovere la macchina di cui è l'unico addetto. Pur prestandole poca attenzione, Kamaji affida Chihiro a Lin, una ragazza addetta alla pulizia delle vasche delle terme, che per pura gentilezza verso Kamaji decide di aiutare la piccola sconosciuta. Per ottenere un contratto di lavoro, bisogna vedersela con la persona a capo dell'intricato meccanismo che governa i bagni, ossia la potentissima maga Yubaba. Anche se non sarà facile, insistendo come Haku le aveva detto di fare, Chihiro otterrà il suo contratto, e la regola numero due per ogni dipendente è cambiare il proprio nome, così Chihiro diventerà Sen.

Da questo momento in poi, lo spettatore segue le avventure di Chihiro/Sen come dipendente dei bagni termali per spiriti e divinità, dove dovrà affrontare molte prove, dove incontrerà tanti personaggi più e meno innocui, dove si farà degli amici e dove soprattutto vivrà esperienze capaci di farla crescere. Come sempre, i film di Miyazaki sono colmi di preziosi insegnamenti e di significati.


I dipendenti dei bagni termali

Oltre al racconto di Kashiwaba Sachiko cui si ispira, La città incantata nasce anche da una suggestione infantile. Miyazaki ha infatti raccontato di avere molti ricordi di quando era piccolo di bagni termali come quelli del film, chiamati yuya in giapponese, e che in particolare una volta nell'area di ingresso di uno di questi vide una porticina piccola piccola. Per giorni e per notti fantasticò su cosa poteva nascondersi dietro di essa, sul dove quella porticina avrebbe mai potuto portare. La città incantata indaga allora quel mistero d'infanzia, arricchito dalla presenza di spiriti e divinità che nella cultura giapponese sono presenti un po' in tutto, negli elementi naturali ma anche nelle case. Per rappresentarli nelle loro fattezze esteriori Miyazaki ha seguito soltanto la propria immaginazione, salvo qualche dettaglio attinto dalla tradizione folcloristica. Ecco quindi che Yubaba ricorda le Yamauba, temibili streghe delle montagne, che le fattezze di Kamaji ricordano tanto quelle di un ragno, ritenuto un simbolo di operosità e che il viso dello spettro Senza Volto ricorda tanto le maschere del teatro No, forma teatrale giapponese nata nel XIV secolo. Questo però è l'unico legame di Senza Volto con la tradizione, perché per il resto egli rappresenta il Giappone contemporaneo (ma potremmo dire anche il mondo, contemporaneo), dove molti pensano che la ricchezza possa comprare la felicità. Senza Volto, confondendo la gentilezza con l'elargire beni materiali per essere considerato ed apprezzato dagli altri, distribuisce oro a destra e a manca, ma riesce così a rendere felici i beneficiari dei suoi doni?

In un'intervista Miyazaki disse anche che La città incantata è un'emblema dello Studio Ghibli, dove Yubaba rappresenta il presidente della Ghibli, egli (Miyazaki stesso) si rivede in Kamaji, che ha così tanto lavoro che neanche le sue tante braccia riescono a stargli dietro, e Chihiro potrebbe incarnare una giovane e talentuosa disegnatrice appena arrivata che deve fare del suo meglio e darsi sempre da fare per non essere cacciata da Yubaba, vale a dire se non vuole essere licenziata.

Secondo queste dinamiche, La città incantata rappresenta in generale il moderno mondo del lavoro, dove Yubaba incarna la ferocia del capitalismo, che vede ogni cosa - tranne il suo sproporzionato e viziatissimo neonato Bo - secondo la logica di perdita e guadagno. I tanti dipendenti sono ormai assuefatti al lavoro e sembrano non pensare ad altro, e diventa oltremodo significativa in quest'ottica la questione del nome: il fatto che una volta assunti i dipendenti debbano assumere un nuovo nome, sembra suggerire la perdita di identità quando si è solo un numero tra tanti, come accade nelle grandi aziende, ed al contempo l'importanza di ricordare le proprie radici, perché quando ci dimentichiamo delle nostre radici diventa molto più facile impadronirsi di noi per qualcuno che desidera manipolarci. Haku infatti raccomanda a Chihiro/Sen di non dimenticare mai il proprio vero nome, come è accaduto a lui, perché insieme ad esso spariranno anche tutti i suoi ricordi.


Haku, e l''importanza di ricordare le proprie origini


Un'altra riflessione che ci offre Miyazaki sul mondo del lavoro è quella data dal contrasto tra Yubaba e la sua gemella Zeniba, la sua gemella buona verrebbe da dire, anche se più che gemelle paiono i due volti di una stessa persona. Ed in effetti, sotto un certo punto di vista è proprio così: Yubaba rappresenta la persona immersa fino al collo nel mondo del lavoro, mentre Zeniba rappresenta la pacifica vita domestica, e lo vediamo soprattutto quando Chihiro e Senza Volto si recano da lei, e trascorrono il tempo con una buona tazza di tè ed aiutandola col cucito. Non si tratta solo di due tipologie di vita contrapposte, ma anche talvolta della scissione che esiste all'interno di un'unica persona, che può essere altamente aggressiva e competitiva sul lavoro, quanto mite e gentile nella vita privata.

Trattandosi poi di Miyazaki, non poteva mancare un messaggio ecologico, e questo avviene quando alle terme si presenta un ospite che pare solo un enorme ammasso di spazzatura e sporcizia, così rivoltante che quasi volevano impedirgli di entrare. Lui però avanza inesorabile, e così lo indirizzano verso la vasca riservata ai casi disperati come quello, affidando l'ospite sgradito all'ultima arrivata, cioè la nostra Chihiro/Sen, la quale comprenderà che l'ospite non è davvero così come si è presentato: da qualche parte, gli si è incastrata addosso niente meno che una bicicletta, che ha ostruito tutto continuando ad accumulare sporcizia. Pian piano, tutti si uniscono a Sen ed unendo le forze riescono a tirar via i cumuli di detriti, liberando quello che si rivela lo spirito di un fiume, che finalmente torna ad essere limpido e felice. Anche questa scena è ispirata alla quotidianità dell'autore, che (almeno all'epoca del film) dava regolarmente una mano a tenere pulito il fiume che scorreva vicino casa sua e dal quale davvero, una volta, lui ed i suoi vicini tirarono fuori una bicicletta che vi si era incagliata. Il fatto che servano gli sforzi di tutti per ripulire lo spirito del fiume, sembra dirci che soltanto con una partecipazione collettiva sarebbe possibile vedere risultati concreti nel mondo che abitiamo.

Chihiro, Senza Volto & Zeniba


Infine, l'ultimo messaggio importante è il tema della crescita. A rappresentarlo abbiamo Chihiro, ma anche la sua controparte personificata da Bo, che incarna proprio l'immaturità. Arrogante e prepotente perché costantemente vezzeggiato e viziato dalla madre Yubaba, anche a lui basterà seguire Chihiro - anche se trasformato in un grasso e stupito topo - nelle sue avventure per scoprire un principio di crescita e di indipendenza. Ma l'evoluzione più significativa è sicuramente quella di Chihiro, e la si nota soprattutto nella differenza tra la scena iniziale e quella finale, entrambe nell'automobile dei genitori: se all'andata Chihiro era annoiata, capricciosa e si lamentava in un modo tipicamente infantile, al ritorno è molto più matura, serena e consapevole di sé, tanto da non preoccuparsi affatto per la nuova vita o l'ingresso in una scuola nuova dopo il trasloco, che erano le cose che prima la preoccupavano. L'esperienza all'interno de La città incanta l'ha cambiata, l'ha fatta crescere e maturare come un vero percorso di formazione.

Una cosa molto bella è che una delle possibili chiavi attraverso cui leggere questo film è quella della gentilezza. Dall'inizio alla fine, infatti, nonostante le difficoltà o nonostante non sempre tutti la accolgano benevolmente, Chihiro è gentile ed educata con tutti, e sarà ripagata da questo suo approccio sincero avendo alla fine tutti i dipendenti dei bagni termali dalla sua parte, sinceramente affezionati.

L'ho trovato un film semplicemente bellissimo, sia visivamente che per tutto il resto - dai temi trattati al modo in cui Miyazaki li ha veicolati. Il mio personaggio preferito, non so nemmeno perché, sarà sempre Senza Volto, che mi ha sia fatta sorridere coi suoi modi ed il suo filo di voce, sia mi ha stretto il cuore in una morsa di tenerezza per la sua solitudine e la ricerca di compagnia, pur non sapendo bene come chiederla. Subito dopo, c'è ovviamente Chihiro, col suo coraggio, la sua gentilezza che non discrimina nessuno e la sua capacità di adattarsi ed affrontare al meglio ciò che le capita lungo il percorso.

La città incantata ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 2002 e l'Oscar come miglior film di animazione nel 2003. Se l'avete visto, sarei curiosa di sapere cosa apprezzate di più di questo film così denso di elementi e tematiche, mentre se non lo conoscete ancora spero di avervi invogliato a recuperarlo al più presto!










2 commenti:

  1. Ho amato visceralmente questo film. Ancora ne ricordo ogni suggestione.
    In particolare le scene della ferrovia sommersa, mi sembrava di trovarmi là, di poter godere di quella luce.
    Per non dire del grottesco presente in tutto il racconto, travolgente.
    Bellissimo post che illustra tutti gli aspetti di questo mirabile film d'animazione.

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    Risposte
    1. Ti ringrazio Luz! Parlare delle opere di Miyazaki non è mai semplice, proprio perché assieme alla bellezza visiva ed alla magia delle storie si accompagna una struttura complessissima di significati, tutti a mio avviso ugualmente importanti. Ne ho visti parecchi ormai di film prodotti dallo Studio Ghibli, ed anche se devo ancora finire l'intera filmografia sono certa che questo resterà tra i miei preferiti.

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