Oggi è la festa della donna, quindi innanzi tutto auguri a tutte voi. Ad essere onesta, non ho mai dato molto peso a tutte quelle che reputavo ricorrenze minori, come appunto la festa della donna o San Valentino. Però negli ultimi anni qualcosa è cambiato, acquisendo finalmente una stabilità ed una tranquillità nel vivere quotidiano, ho scoperto anche il gusto di celebrare le piccole cose, fosse anche solo per usarle come pretesto per fare o farsi un regalo, o per condividere quella giornata con la persona con cui desideriamo festeggiare.
Mi piaceva quindi l'idea di dedicare un post a questa nostra giornata, posticipando il martedì dedicato all'Iliade (non temete, affezionati, la lettura settimanale arriverà domani o al più tardi giovedì!). E quale altro modo avrei potuto scegliere, se non parlando delle scrittrici e dei personaggi letterari femminili che hanno segnato la mia crescita? Quello che vi propongo, dunque, è un percorso cronologico. Dai libri a figure delle elementari ai miei amori femminili più recenti, ecco a voi le mie donne di carta.
1. Uno dei miei primi ricordi di piccola lettrice è legato a questo libro gigante tra le mie manine che mi aveva regalato la mia nonna paterna. Si intitolava Donne famose (o qualcosa del genere) e dentro c'erano tantissimi disegni accompagnati da brevi paragrafi che raccontavano le vite e le imprese di donne che hanno lasciato il segno nella storia. Le donne scelte dagli autori di questo volume erano tante e diversissime tra loro: c'era Cleopatra, c'erano Marylin Monroe, Audrey Hepburn e Brigitte Bardot; c'era Madre Teresa e c'erano Marie Curie e Amelia Earhart, la prima donna ad attraversare in volo senza scalo gli Stati Uniti. Passai un sacco di pomeriggi a sfogliare quelle pagine, restando affascinata ed ammaliata dalle figure di queste donne che tra me e me pensavo di dover prendere ad esempio, per il coraggio e la determinazione che, a modo suo, ognuna di loro aveva avuto. Purtroppo quel libro l'ho poi lasciato a cugine e sorelle sperando che sortisse su di loro lo stesso ascendente che aveva avuto su di me, ed ora non ho un'idea chiara di dove sia andato a finire.
Anne Frank |
3. Immancabile nella libreria di ogni ragazzina: Piccole donne di Louisa May Alcott. Non ricordo bene in che modo arrivò nella mia cameretta (sospetto sempre della nonna però), ma ricordo bene che anche questo era in un formato bello grande e corredato di bellissime immagini. Anche qui mi persi a leggere e rileggere i miei episodi preferiti, e trovai la mia prima eroina letteraria: Jo March, ovviamente, la ribelle della famiglia, con un indole da maschiaccio, la passione per la lettura e la vocazione per la scrittura. Da una parte mi rivedevo in lei e dall'altra volevo essere come lei. Devo però ammettere che forse sono ancora più affezionata al film, che avevo registrato in cassetta (che belli, i tempi del VHS!) e che ho rivisto infinite volte. Nostalgia, nostalgia, nostalgia!
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Piccole donne, 1994 |

Suad nasce in un povero villaggio della Cisgiordania, come ogni donna il suo ruolo nella vita è fare da schiava agli uomini, siano essi padri, fratelli, mariti e persino figli. A diciassette anni Suad commette la grave colpa di innamorarsi e di rimanere incinta, colpa per la quale la famiglia decide di punirla cospargendola di benzina e dandole fuoco. Suad riesce miracolosamente a sopravvivere, nonostante le gravi ustioni riportante, ma rimane comunque sfigurata a vita. La protagonista di questa tragedia ha la forza di non lasciarsi sconfiggere, con una forza che pochi avrebbero avuto al suo posto trova il modo di lasciare per sempre quel luogo e quella gente dove aveva dovuto subire tanto male, arriva in Francia e trova chi le dà sostegno, anche per tirar fuori la voce e raccontare al mondo la sua storia. Dopo la pubblicazione del libro, Suad ha iniziato - indossando una maschera - a tenere discorsi e conferenze, per far capire alle donne di ogni paese ed età che nessuna di loro merita di subire alcun tipo di violenza. Fu una lettura davvero dura, che mi toccò nel profondo, anche perché all'epoca ancora ignoravo le tante e tristi situazioni in cui troppe donne vivono ancora oggi. Suad fu una pioniera, perché la sua fu la prima testimonianza di una vittima del delitto d'onore.
5. Non poteva mancare, in questo mio percorso, Jane Austen. Tra i tredici ed i quattordici anni infatti lessi il mio primo grande classico, ed era Orgoglio e pregiudizio, romanzo che segnò molte cose... La mia passione per i classici, il mio amore per zia Jane e sì, beh, come per tutte le giovani ragazze la brillante e vivace Lizzy Bennett divenne un vero e proprio idolo. Da quel primo incontro le atmosfere austeniane divennero per me un modo per sentirmi a casa.
6. Per il Natale dei miei 15 o 16 anni mio padre mi regalò L'eleganza del riccio perché ne aveva sentito parlar bene alla radio. Lo considero tra i miei libri preferiti perché attraverso questa storia l'autrice, Muriel Barbery, ha dimostrato quanto poco fondati possano essere i pregiudizi, quanto ci si sbaglia ad etichettare le persona ad una prima e troppo semplice occhiata. Per chi non l'avesse letto, nel romanzo si alternano le voci di due figure femminili, che pur abitando a pochi metri di distanza l'una dall'altra e pur essendo animi tanto affini, non hanno mai avuto occasione di conoscersi. La prima è Reneé Michel, portinaia di mezz'età in un elegante palazzo abitato da famiglie facoltose; nessuno scambia con lei più delle solite parole di circostanza, e nessuno sospetta che lei sia qualcosa di più della donna semplice e banale che sembra. In realtà Reneé è una persona estremamente colta, che nell'arco della sua vita ha letto e studiato di tutto. Conosce l'arte, la filosofia, la musica, la letteratura eppure tiene ben nascosta questa sua natura raffinata, facendo attenzione che nessuno la scopra. Qualche piano più su invece abita Paloma Josse, una dodicenne estremamente intelligente e riflessiva che sente di non aver niente in comune né con la famiglia né coi suoi coetanei, e che è tanto annoiata dalla vita e ha talmente paura che oltre quell'insoddisfazione che prova non ci sia altro da sperimentare, che ha pianificato lucidamente il proprio suicidio. A far conoscere Reneé e Paloma, che pure si conoscono da sempre, servirà l'intervento di un nuovo inquilino, il giapponese Kakuro Ozu, al quale quel primo unico sguardo basta per capire come queste due persone portino ogni giorno una maschera. Sia Reneé che Paloma saranno infatti incuriosite ed affascinate da quest'uomo diverso dagli altri, perché capiscono a loro volta che lui le ha capite. Grazie a Kakuro, Reneé e Paloma costruiscono un legame importante, basato sul loro essere due anime tanto sole e tanto affini.
Il motivo per cui inserisco questo romanzo nel post è che oltre ad essere scritto da una donna, sono anche due donne le narratrici della storia, alle quali mentre lo leggevo mi sono tanto affezionata: in entrambe trovavo un piccolo pezzetto di me, e in entrambe ho trovato dei personaggi da ammirare, divenute un mattoncino importante del mio palazzo fatto di libri.
7. Se dovessi invece scegliere un libro che riassume al meglio il periodo dei 18, 19 anni sceglierei senza dubbio l'unico - meraviglioso - romanzo che ci ha regalato Sylvia Plath, ovvero La campana di vetro. La mia sintonia con la protagonista, che poi sarebbe una maschera dell'autrice, è stata totale, ho amato ogni singola parola di questo libro, che analizza alla perfezione e non senza la vena poetica della Plath l'inquietudine che può provare una giovane donna chiamata a scegliere del proprio futuro e di quanto questo sia difficile quando ci si sente come se, potenzialmente, si potesse diventare qualunque cosa. Ad un certo punto la protagonista arriva a sentirsi come un cavallo da corsa in un mondo senza piste. La mia personalissima interpretazione fu che la campana di vetro è quel tipo di dolore con cui ci si abitua a convivere, quello che ad un certo punto non vuoi più guarire; quel dolore che diventa una malinconia senza la quale non sai nemmeno più riconoscerti, un tipo di malessere che in fondo sai di dover combattere ma nel quale ormai ti culli, e che diventa un qualcosa con cui proteggerti. La campana di vetro, appunto. Se Sylvia Plath avesse scritto altri romanzi senza dubbio li avrei già divorati tutti; purtroppo non sono una grande lettrice di poesia... Ho in wishlist da secoli, però, i suoi Diari, nei quali so che ritroverò la stessa persona de La campana di vetro.
8. Virginia Woolf. E questo è un caso particolare. Perché in realtà io di suo ho letto solamente Le onde finora, ma ho letto - prima - una certa quantità di roba che le gira attorno. Biografie, diari, articoli, analisi dei suoi romanzi e ho sviluppato nei confronti di questa creatura incredibile una sorta di amore platonico. La passione di Virginia è contagiosa, non mi ha mai stupito il fatto che si sia suicidata perché persino sulla carta le sue parole trasmettono tutta la sua frenesia, il sentimento vibrante che lei riusciva ad infondere ad ogni pensiero e ad ogni azione. Doveva esser bello essere così, ma anche fin troppo faticoso. Quel che mi porta ad inserirla nel post è la profonda stima che nutro verso non solo una delle più grandi scrittrici del Novecento ma anche una delle più fini critiche letterarie, nonché una donna colta e affascinante come poche.
9. Il mio più grande amore di carta degli ultimi anni è senz'altro lei, Alice Munro. Scoperta l'anno in cui vinse il Nobel con Chi ti credi di essere? mi sono tanto innamorata della sua scrittura da iniziare pian piano a collezionare tutti i suoi libri. La capacità che ha con la sua penna di mettere a nudo l'universo femminile mi ha lasciata ammirata e stupefatta, nelle donne dei suoi racconti vedo tutta la bellezza di noi donne ma anche i tanti difetti che caratterizzano il nostro genere. I libri di Alice Munro sono, per me, una sorta di specchio davanti al quale andare a riflettere e analizzare ciò che vedo. E al di là di questo, si tratta di un'autrice che scrive davvero divinamente.
10. Nonostante abbia letto un solo suo libro e nonostante sia una scoperta che risale solo al mese scorso non potevo non includerla: Azar Nafisi, la docente universitaria e scrittrice iraniana da sempre innamorata della letteratura inglese. Se avete letto la mia recensione di Leggere Lolita a Teheran sapete bene quanto io sia rimasta folgorata da questa lettura, ma la Nafisi mi ha colpita anche come persona, per il coraggio e la determinazione che ha dimostrato cercando di prendere posizione contro l'ideologia dominante per difendere tutto ciò in cui più credeva, e per l'amore per la cultura e la letteratura di cui si è fatta portavoce.
Dalle mie prime letture a quelle del mese scorso, come potete vedere le donne che attraverso la parola scritta hanno contribuito a fare di me ciò che oggi sono, sono tante. Vengono da luoghi diversi, da epoche diverse; in comune hanno forti personalità, capaci di travalicare ogni tipo di confine per arrivare a parlare con ogni bambina, giovane adulta ed infine donna di oggi.
6. Per il Natale dei miei 15 o 16 anni mio padre mi regalò L'eleganza del riccio perché ne aveva sentito parlar bene alla radio. Lo considero tra i miei libri preferiti perché attraverso questa storia l'autrice, Muriel Barbery, ha dimostrato quanto poco fondati possano essere i pregiudizi, quanto ci si sbaglia ad etichettare le persona ad una prima e troppo semplice occhiata. Per chi non l'avesse letto, nel romanzo si alternano le voci di due figure femminili, che pur abitando a pochi metri di distanza l'una dall'altra e pur essendo animi tanto affini, non hanno mai avuto occasione di conoscersi. La prima è Reneé Michel, portinaia di mezz'età in un elegante palazzo abitato da famiglie facoltose; nessuno scambia con lei più delle solite parole di circostanza, e nessuno sospetta che lei sia qualcosa di più della donna semplice e banale che sembra. In realtà Reneé è una persona estremamente colta, che nell'arco della sua vita ha letto e studiato di tutto. Conosce l'arte, la filosofia, la musica, la letteratura eppure tiene ben nascosta questa sua natura raffinata, facendo attenzione che nessuno la scopra. Qualche piano più su invece abita Paloma Josse, una dodicenne estremamente intelligente e riflessiva che sente di non aver niente in comune né con la famiglia né coi suoi coetanei, e che è tanto annoiata dalla vita e ha talmente paura che oltre quell'insoddisfazione che prova non ci sia altro da sperimentare, che ha pianificato lucidamente il proprio suicidio. A far conoscere Reneé e Paloma, che pure si conoscono da sempre, servirà l'intervento di un nuovo inquilino, il giapponese Kakuro Ozu, al quale quel primo unico sguardo basta per capire come queste due persone portino ogni giorno una maschera. Sia Reneé che Paloma saranno infatti incuriosite ed affascinate da quest'uomo diverso dagli altri, perché capiscono a loro volta che lui le ha capite. Grazie a Kakuro, Reneé e Paloma costruiscono un legame importante, basato sul loro essere due anime tanto sole e tanto affini.
Il motivo per cui inserisco questo romanzo nel post è che oltre ad essere scritto da una donna, sono anche due donne le narratrici della storia, alle quali mentre lo leggevo mi sono tanto affezionata: in entrambe trovavo un piccolo pezzetto di me, e in entrambe ho trovato dei personaggi da ammirare, divenute un mattoncino importante del mio palazzo fatto di libri.
7. Se dovessi invece scegliere un libro che riassume al meglio il periodo dei 18, 19 anni sceglierei senza dubbio l'unico - meraviglioso - romanzo che ci ha regalato Sylvia Plath, ovvero La campana di vetro. La mia sintonia con la protagonista, che poi sarebbe una maschera dell'autrice, è stata totale, ho amato ogni singola parola di questo libro, che analizza alla perfezione e non senza la vena poetica della Plath l'inquietudine che può provare una giovane donna chiamata a scegliere del proprio futuro e di quanto questo sia difficile quando ci si sente come se, potenzialmente, si potesse diventare qualunque cosa. Ad un certo punto la protagonista arriva a sentirsi come un cavallo da corsa in un mondo senza piste. La mia personalissima interpretazione fu che la campana di vetro è quel tipo di dolore con cui ci si abitua a convivere, quello che ad un certo punto non vuoi più guarire; quel dolore che diventa una malinconia senza la quale non sai nemmeno più riconoscerti, un tipo di malessere che in fondo sai di dover combattere ma nel quale ormai ti culli, e che diventa un qualcosa con cui proteggerti. La campana di vetro, appunto. Se Sylvia Plath avesse scritto altri romanzi senza dubbio li avrei già divorati tutti; purtroppo non sono una grande lettrice di poesia... Ho in wishlist da secoli, però, i suoi Diari, nei quali so che ritroverò la stessa persona de La campana di vetro.
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Virginia Woolf |
8. Virginia Woolf. E questo è un caso particolare. Perché in realtà io di suo ho letto solamente Le onde finora, ma ho letto - prima - una certa quantità di roba che le gira attorno. Biografie, diari, articoli, analisi dei suoi romanzi e ho sviluppato nei confronti di questa creatura incredibile una sorta di amore platonico. La passione di Virginia è contagiosa, non mi ha mai stupito il fatto che si sia suicidata perché persino sulla carta le sue parole trasmettono tutta la sua frenesia, il sentimento vibrante che lei riusciva ad infondere ad ogni pensiero e ad ogni azione. Doveva esser bello essere così, ma anche fin troppo faticoso. Quel che mi porta ad inserirla nel post è la profonda stima che nutro verso non solo una delle più grandi scrittrici del Novecento ma anche una delle più fini critiche letterarie, nonché una donna colta e affascinante come poche.
9. Il mio più grande amore di carta degli ultimi anni è senz'altro lei, Alice Munro. Scoperta l'anno in cui vinse il Nobel con Chi ti credi di essere? mi sono tanto innamorata della sua scrittura da iniziare pian piano a collezionare tutti i suoi libri. La capacità che ha con la sua penna di mettere a nudo l'universo femminile mi ha lasciata ammirata e stupefatta, nelle donne dei suoi racconti vedo tutta la bellezza di noi donne ma anche i tanti difetti che caratterizzano il nostro genere. I libri di Alice Munro sono, per me, una sorta di specchio davanti al quale andare a riflettere e analizzare ciò che vedo. E al di là di questo, si tratta di un'autrice che scrive davvero divinamente.
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Alice Munro |
10. Nonostante abbia letto un solo suo libro e nonostante sia una scoperta che risale solo al mese scorso non potevo non includerla: Azar Nafisi, la docente universitaria e scrittrice iraniana da sempre innamorata della letteratura inglese. Se avete letto la mia recensione di Leggere Lolita a Teheran sapete bene quanto io sia rimasta folgorata da questa lettura, ma la Nafisi mi ha colpita anche come persona, per il coraggio e la determinazione che ha dimostrato cercando di prendere posizione contro l'ideologia dominante per difendere tutto ciò in cui più credeva, e per l'amore per la cultura e la letteratura di cui si è fatta portavoce.
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Azar Nafisi |
Dalle mie prime letture a quelle del mese scorso, come potete vedere le donne che attraverso la parola scritta hanno contribuito a fare di me ciò che oggi sono, sono tante. Vengono da luoghi diversi, da epoche diverse; in comune hanno forti personalità, capaci di travalicare ogni tipo di confine per arrivare a parlare con ogni bambina, giovane adulta ed infine donna di oggi.
Fatemi sapere se avete letto qualcuno di questi libri o di queste autrici, raccontatemi nei commenti delle vostre donne di carta. Spero che oltre alle tradizionali mimose, qualcuno vi regali anche un libro che vi faccia felici.
Buona festa della donna a tutte!
Meraviglioso articolo, condivido la passione per alcune delle autrici citate- Anne Frank, Muriel Barbery, Virginia Woolf -, altre spero di leggerle e approfondirle presto :) Tra le mie donne di carta che tu non hai citato aggiungerei sicuramente J.K. Rowling, Charlotte Bronte, Isabel Allende e da quest'estate anche Marguerite Yourcenar. Grazie per gli spunti che mi hai dato, un bacione e a presto!
RispondiEliminaNon c'è di che, spero che questi spunti ti facciano scoprire qualcosa di nuovo e di bello :) dovendo fare una selezione, ho scelto solo le autrici che hanno avuto maggiore impatto sulla mia vita di lettrice e non, però ce ne sono sicuramente tante altre, tra cui la Allende (leggere La casa degli spiriti mi folgorò, ai tempi); amando la letteratura inglese, Charlotte non può non piacermi. Quanto alla Rowling, invece, devo confessare che non mi sono mai interessata ad Harry Potter, e di conseguenza alla sua scrittura. Purtroppo il fantasy non è proprio il mio genere :( Della Yourcenar possiedo da tantissimo tempo Memorie di Adriano, ma devo ancora leggerlo.
EliminaUn bacione a te!
Bellissimo articolo! concordo praticamente su tutte le autrici
RispondiEliminaTi ringrazio :)
EliminaArticolo molto bello, che mi stimola ad approfondire la conoscenza di alcune autrici che m'interessano, ma di cui non ho ancora letto nulla: Alice Munro e Sylvia Plath soprattutto.
RispondiEliminaLe autrici letterarie della mia vita sono molte, alcune "di vecchia data", altre scoperte da pochi anni, come Doris Lessing il cui lungo romanzo "La cosa più dolce" mi ha folgorato e mi ha portato a procurarmi altri libri della scrittrice inglese (di adozione), oppure l'italianissima (torinese) Consolata Lanza della quale letteralmente adoro ogni romanzo e ogni racconto.
Da moltissimi anni, invece, coltivo la passione per Virginia Wolf, Elsa Mortante (di cui ho appena terminato L'Isola di Arturo, talmente bello da non uscirmi dalla mente per giorni e giorni dopo la fine della lettura...), Marguerite Yourcenar, della quale credo di aver letto tutto ciò che di suo è stato tradotto in italiano, Emily Bronte e il suo unico e splendido Cime Tempestose, e poi ancora Dacia Maraini (della quale non amo proprio tutti tutti i libri...), Grazia Deledda che cominciai a leggere con "Canne al Vento" e mi innamorai talmente della sua scrittura da procurarmi ogni suo altro libro e Anna Maria Ortese, Ursula LeGuin...
Ancora complimenti per l'articolo e per il blog!
(Continuo a leggere con te l'Iliade!)
Grazie mille per i complimenti! La maggior parte delle autrici che hai nominato purtroppo le conosco solo per nome o per averle studiate, ma non per essermi confrontata direttamente coi loro testi, nonostante le abbia in wishlist da millenni. In particolare negli ultimi tempi mi è nata una gran curiosità per Doris Lessing, e mi sa proprio che al prossimo mercatino dell'usato in cui mi capiterà sotto gli occhi qualcosa di suo non rimanderò più. Sia la Plath che la Munro (di lei ti consiglio di cominciare proprio "Chi ti credi di essere?") te le consiglio tantissimo, se le leggi poi fammi sapere cosa te ne è sembrato :)
EliminaCon l'Iliade ci rivediamo la prossima settimana!
Incredibile! Il primo libro di cui parli fu regalato anche a me, quand'ero bambina, da una zia che non ringrazierò mai abbastanza. L'ho sempre amato molto e lo conservo gelosamente, e credo che abbia in qualche modo gettato dei semi nella piccola me che mi hanno spinta a essere chi sono oggi. Il titolo completo è "Vita avventurosa delle donne famose", edito da Dami, con illustrazioni di Alessandro Biffignandi :)
RispondiEliminaNon ci credo! Che fantastica coincidenza :) ti ringrazio per la correzione del titolo e i dettagli che hai aggiunto, purtroppo non avendolo più da molto tempo non me ne sarei mai potuta ricordare… Un po' ti invidio per il fatto che l'hai conservato con cura, tornassi indietro lo farei anch'io, sarebbe bellissimo poterlo sfogliare ancora!
EliminaEd eccomi, come promesso, a leggere questo post! Al si là dell'amore condiviso per Anne Frank, Piccole donne e Virginia Woolf, anch'io lessi moltissimi anni fa Bruciata viva e mi segnò particolarmente. Era, effettivamente, il primo libro a raccontare questo tipo di storia e rimasi sconvolta dal fatto che qualcuno, nel mondo, potesse anche solo pensare di fare una cosa simile. Ma, a guardarci oggi, sembra quasi che tutto l'impegno di Suad non sia quasi servito...
RispondiEliminaE poi c'è Leggere Lolita a Teheran, l'ho comprato a Natale e non vedo l'ora di leggerlo perché tutti ne parlano benissimo :)