Simon ha diciassette anni, un'età in cui la vita si divide tra casa e liceo, col percorso che le unisce a fare da ponte tra due versioni di se stessi che comunque non sembrano coincidere mai con come ci si sente veramente. In autobus o a piedi, Simon compie quel percorso con le cuffie alle orecchie. Attraverso i fili scorre musica malinconica stranamente capace di far sorridere ed in quei momenti la testa piena di pensieri incondivisibili sembra l'unica cosa reale in mezzo a tanti filtri e giorni tutti uguali. Simon tutto sommato è fortunato, i diciassette anni non sono l'età peggiore di tutte, ma possono fare paura. Lui però ha dalla sua una famiglia unita, allegra ed affettuosa benché un po' impicciona, un golden retriever che deve il suo nome al momento di massima popolarità di Justin Bieber e degli amici che si porta dietro da quella che sembra un'eternità - Leah dall'aria burbera, che disegna e che è così difficile abbracciare; Nick che per gli amici mette in pausa i videogiochi ma non poserebbe mai la chitarra; Abby che piace a tutti, che è arrivata da poco e con la quale è così facile parlare. La scuola non è un incubo, perché Simon ha la fortuna di collocarsi in quella fascia di mezzo di chi non è particolarmente figo ma nemmeno tanto sfigato da esser preso di mira. Eppure.
Eppure a Simon Spier manca qualcosa, e lo scoprirà in maniera totalmente inaspettata scorrendo un social network del suo liceo. Un luogo virtuale utilizzato per lo più per fare gossip e creare scandali, che Simon apre di rado perché cose del genere non gli interessano. Ma quella volta, in mezzo a notizie di poco conto, gli occhi gli cadono su un post anonimo che per la sua diversità brilla come una gemma in mezzo a campi ricoperti di fango. Anche se anonimo, si capisce che a scrivere è un ragazzo, e quel ragazzo concentra in poche righe scritte con eleganza un particolare sapore di solitudine, che ha a che fare con muri invisibili che ti separano anche da chi sembra più vicino. Un paragrafo denso, che sembra l'acqua di un lago una sera d'inverno, e Simon ci casca dentro, per intero e tutto vestito. E' così, è esattamente così! pensa immediatamente, riconoscendo nelle parole dello sconosciuto qualcosa di sé cui non aveva mai saputo dare forma. La voglia di conoscere quella persona, chiunque egli sia, gli sboccia dentro con la forza di un sorriso e guidato da un'emozione senza nome spara il primo fuoco d'artificio dalla sponda del suo computer. Un paio di discreti commenti è quanto basta nel nuovo millennio per valicare distanze che avrebbero richiesto giorni e giorni di cammino, e così Simon diventa Jacques ed inizia un'emozionante corrispondenza via e-mail con il misterioso autore di quel folgorante post anonimo, che nelle sue lettere virtuali si firmerà semplicemente Blu.
I due ragazzi decidono di non scambiarsi particolari sulle rispettive identità, di continuare a conoscersi in quella maniera intima e onesta fatta di sole parole. Jacques e Blu parlano delle loro giornate storte, di cose stupide e di cose importantissime. Blu impara a conoscere la musica complessa che tanto ama Jacques, così come le sue bizzarre idee sulle regole che andrebbero osservate per indossare le t-shirt dei gruppi musicali e si lascia contagiare dalla sua discutibile passione per gli Oreo. Jacques, dal canto suo, si lascia ispirare dalla maturità di Blu, che un passo alla volta decide di affrontare i genitori divorziati e parlar loro della propria omosessualità. Jacques e Blu si chiedono perché il coming out è una faccenda con cui gli etero non devono fare i conti, perché soltanto per loro debba essere così faticoso ed imbarazzante. Jacques è più distratto e gli capita spesso di lasciare nelle sue e-mail degli indizi sulla sua identità. Blu invece è riservatissimo, discreto, attento ai dettagli e non si lascia sfuggire niente che possa aiutare Jacques a capire chi sia veramente. Anche se Jacques, o per meglio dire Simon, non pensa ad altro, e per i corridoi e nelle aule si guarda attorno in cerca di qualcosa, qualunque cosa, che lo possa condurre a Blu.
La trama ha in realtà un altro snodo importante, quando Martin, un compagno di scuola di Simon, scopre le e-mail che lui si scambia con Blu. Per l'impazienza di leggere l'ultima risposta di Blu, Simon entra nel suo account nel computer della scuola, dimenticando di fare il logout. Martin, che si siede allo stesso computer subito dopo di lui, non ci mette molto a capire cosa si è appena trovato davanti, e col cellulare immortala un inequivocabile scambio di parole tra Jacques e Blu. Martin in realtà non è un temibile bullo, piuttosto è un ragazzino solo ed insicuro, che viene preso in considerazione dagli altri solo per una battuta o uno scappellotto sulla nuca. Ed è per immaturità più che per cattiveria che deciderà di ricattare Simon. Martin, infatti, ha una cotta pazzesca per Abby - come del resto mezza scuola - e decide di usare le e-mail che ha visto per avere l'occasione di entrare in contatto con lei. Simon si troverà allora in una posizione scomoda: usare a sua volta una delle sue più care amiche per proteggersi, o correre il rischio di essere messo brutalmente a nudo? Più che a se stesso, fin dal principio Simon pensa a Blu, così riservato e così discreto, che forse deciderebbe di non parlargli più.
Tuo, Simon è un romanzo che ha cambiato titolo più volte. Quello originale - decisamente più intrigante - era Simon vs. the Homo Sapiens Agenda, che in italiano era diventato Non so chi sei ma io sono qui. Infine, si è adeguato al titolo che hanno deciso di dare al film che ne è stato tratto, uscito nel 2018, diventando - speriamo stabilmente - Tuo, Simon. In ogni caso, Becky Albertalli ha portato alla luce una storia che nella sua semplicità, dolcezza e leggerezza si fa portavoce di temi caldi e molto importanti, soprattutto se messa nelle mani di un adolescente. Non c'è nulla di urlato tra queste pagine, non ci sono eccessi né esagerazioni, ma soltanto i pensieri e gli ostacoli che dei diciassettenni potrebbero davvero trovarsi ad affrontare. E' una normalissima storia di crescita, di scoperta di sé e di accettazione della propria identità in cui sicuramente moltissimi ragazzi e ragazze potrebbero riconoscersi, sognando al contempo di trovare prima o poi il proprio Blu. Tra i temi messi in evidenza dalla Albertalli, quello che mi ha colpita di più perché forse meno trattato in altre storie simili, è il fatto che il coming out, in qualunque sua accezione, è una questione strettamente personale, che chiunque avrebbe il diritto di vivere secondo i propri tempi, affrontandolo con chi vuole e quando vuole senza che nessuno gli tolga la possibilità di decidere, come accade a Simon a causa del ricatto di Martin.
I personaggi, soprattutto i due protagonisti, sono molto ben caratterizzati. Simon è sin troppo realistico, col suo lasciar correre le cose e non affrontare talvolta gli argomenti più importanti. E' uno pieno di difetti, che pur senza volerlo commette un sacco di errori e ferisce i propri amici, ma il bello di Simon sta nella sua capacità di chiedere scusa e di inventarsi il modo di riparare ad ogni danno, nella sua voglia di crescere e di diventare una persona migliore. E questa sua presa di coscienza è sicuramente in parte merito di Blu, così maturo ed intelligente, uno che ascolta molto più di quanto parla, che s'imbarazza sino al mutismo davanti ai ragazzi che trova carini e che col suo esempio insegna a Simon come essere se stesso. Anche se nel libro Blu compare molto meno degli altri personaggi, riesce comunque ad avere una gran presa sul lettore (io ad esempio lo considero il mio personaggio preferito). I personaggi secondari sono a loro volta ben tratteggiati, soprattutto Leah ed Abby che fanno fatica a stare insieme nella stessa stanza e che quasi si contendono l'amicizia di Simon. E poi le sorelle di Simon - una ormai al college, spigliata e carismatica, l'altra cresciuta all'improvviso, silenziosa ed enigmatica. E come non provare simpatia per i genitori di Simon? La madre che cela malissimo la sua deformazione professionale da psicologa ed il padre che affronta qualunque argomento a suon di battute non sempre ben riuscite. Una famiglia a volte soffocante con tutte le sue abitudini e tradizioni e voglia di condividere, ma con un calore che si sente fin da qui.
Becky Albertalli lavorava come psicologa clinica per bambini ed adolescenti fino alla nascita del suo primo figlio, quando ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. E' stato allora, nel 2015, che è nato Tuo, Simon, un'opera prima che ha riscosso subito un gran successo di pubblico e critica, facendole vincere anche numerosi premi. Nel 2017 ha pubblicato un seguito della storia di Simon, non ancora tradotto in italiano, intitolato The Upside of Unrequited e l'anno successivo uno spin off dedicato a Leah, Leah on the Offbeat, tradotto da Mondadori col noiosissimo ed insignificante titolo Sempre e solo Leah.
Devo ammettere che non ho bazzicato molto il genere young adult nella mia carriera di lettrice, al punto che mi ostino a rifiutare questa definizione convinta che non si tratti di un nuovo genere affermatosi negli ultimi anni o con le ultime generazioni, ma che si tratti semplicemente di letteratura per ragazzi. Ma forse mi sbaglio, chissà. Fatto sta che non portavo a termine un libro da giugno, ed in questi giorni in cui la calura mi sbatteva al tappeto per interi pomeriggi - decidendo di non volermi solo friggere il cervello per ore davanti alle serie tv - sono andata in cerca di qualcosa di abbastanza semplice, leggero e scorrevole da farmi tornare nella mia identità di lettrice. E la storia di Simon e di Blu ha funzionato alla grande, complici anche le poco più di duecento pagine l'ho terminato in due giorni, portandomi via una sensazione dolce e tiepida, sorridendo al ricordo di emozioni simili vissute alla loro età e che so bene non si ripeteranno mai più, soprattutto non con quello stesso indimenticabile sapore.
Per una volta, ho preferito il film. Il romanzo, chissà perché, mi aveva detto poco e niente.
RispondiEliminaIl film non l'ho ancora visto, ho intenzione di recuperare al più presto così da stabilire a mia volta quale versione della storia di Simon ho preferito. Il libro intanto, anche perché letto al momento giusto, non mi è dispiaciuto!
EliminaAh,che bello Julia! Qualsiasi cosa scrivi ha il dono di inghiottirti piacevolmente tutta fino alla fine!!! E le tue recensioni, lo sai già,hanno su di me il solito effetto di stravolgere ogni mio piano di lettura, tanto sono scritte bene. E questo "tuo, simon" non fa eccezione. L'incipit della recensione mi è piaciuto da morire, è così inequivocabilmente tuo, come anche la metafora sui fuochi d'artificio, adagiato con una grazia stupenda. Insomma, A-D-O-R-O! (Adoro il lavoro e adoro te, ;) )
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