lunedì 16 novembre 2015

La grandezza di un mondo in miniatura

Ieri sera io ed il mio ragazzo abbiamo soddisfatto la voglia di guardare un film rimasta inappagata la sera prima. Per noi scegliere un film è sempre un'impresa piuttosto ardua: se non abbiamo un particolare titolo in mente inizia una trafila di ragionamenti per induzione, del tipo cercare di limitare la ricerca ad un genere in particolare o conforme allo spirito del momento; il problema principale è che arrivare al dunque richiede tempo e anche lo streaming richiede tempo. Comunque, ieri ce l'abbiamo fatta – ancora una volta – e ritengo doveroso spendere qualche parola su The Lego Movie.


Il protagonista è Emmett, un semplice operaio tanto bravo ad integrarsi che poi non se lo ricorda più nessuno. Nella sua città infatti credono tutti di essere molto allegri e felici seguendo alla lettera le Istruzioni imposte da Lord Business, che pretende il massimo ordine e rigore a scapito di ogni manifestazione di fantasia e creatività. Nessuno si rende conto di vivere in una menzogna, dove ogni cosa è decisa da altri: cosa fare e come farlo e quando farlo, cosa guardare in tv (un unico programma sempre uguale), per quale squadra tifare, quale canzone ascoltare; insomma, il racconto della società in cui vive Emmett è una versione alleggerita e di più immediata comprensione di 1984 di Orwell – una visione estrema – ma non esagerata – di com'è l'Occidente oggi. 

Una sera, mentre si appresta a lasciare il cantiere coi suoi colleghi, Emmett perde il prezioso manuale con le Istruzioni su come integrarsi ed essere sempre felice che gli viene soffiato via dal vento. Nel rincorrerlo nota una figura incappucciata, vestita di nero, ovviamente piuttosto sospetta. Le Istruzioni in casi simili dicono di chiamare immediatamente per segnalare l'anomalia e così decide di fare Emmett, ma mentre compone il numero la losca figura si toglie il cappuccio dimostrandosi un'affascinante figura femminile. Emmett si distrae, cade, finisce in posti in cui non doveva finire. Ha così inizio la sua incredibile avventura, di cui preferisco non dire molto per non rovinarvi la visione.

The Lego Movie è un film ovviamente adatto ai bambini, ma che forse diverte ancora di più gli adulti: la grafica è pazzesca ed è esilarante vedere il loro mondo fatto interamente di mattoncini – compresa l'acqua, il fuoco e le scintille durante le sparatorie; l'umorismo dei personaggi, primi tra tutti quello di Batman e del mago Vitruvius, che fanno ridere chiunque sappia apprezzare della sana ironia. Ma soprattutto i messaggi che passano attraverso questo film: l'importanza dell'individualità in una società che subdolamente spinge sempre più ad essere e ancor peggio a desiderare di essere tutti uguali e non nel senso positivo del termine: uguali nei gusti, uguali nel modo di apparire, di parlare, di pensare. Fotocopie, ibridi, al punto che i Mastri Costruttori del mondo Lego si erano nascosti in altre realtà per poter sopravvivere. Noi miseri umani non ne saremmo mica capaci. E, a proposito, in The Lego Movie ci sono viaggi extradimensionali che non hanno nulla da invidiare ad Interstellar.

Il tema dell'individualità, super sfruttato nelle varie forme di narrazione, è stato qui trattato con una dolcezza che ne fa qualcosa di nuovo: non ti fa schifare della società in cui vivi o di te stesso perché non ti stai particolarmente ribellando al giogo della globalizzazione. Piuttosto fa provare una leggera malinconia, come se l'essere umano fosse un bambino intelligente cui i genitori non prestano tante attenzioni e quindi non impara a credere in se stesso e sfruttare le sue potenzialità. Emmett, il semplice operaio che diventa l'eroe di una grande avventura, arriva alla conclusione che siamo tutti speciali, ognuno ha il suo momento per dimostrarlo.

The Lego Movie è una sorta di specchio: i difetti li vediamo meglio su chi abbiamo davanti che su noi stessi; allo stesso modo, vedere quel che l'essere umano sta perdendo in un mondo semplice e fatto di mattoncini ad incastro può stranamente centrare di più il bersaglio.

Se solo la gente fosse abbastanza matura per capirlo.

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