lunedì 2 novembre 2015

I don't care if monday's blue...

...dicevano i The Cure. A me invece un po' importa, perché partire il lunedì con una carica di energia positiva mi fa pensare che la settimana che ho davanti non sarà poi tanto male; al contrario, un lunedì iniziato con la luna storta sa quasi di condanna o di minaccia. Perché nonostante i miei tentativi di cambiare, sono una di quelle persone: quelle che credono nei lunedì, nel primo del mese, nel primo gennaio.

Le mie giornate iniziano tutte con una passeggiata insieme alla mia Daphne, una Labrador di un anno e quasi due mesi, tutta bianca con le sfumature color miele. Dal condominio dove abitiamo ce ne andiamo su alla casa in campagna dei miei genitori, dove sono cresciuta e dove abitavo fino ad un anno fa. La strada non è molta, il giusto per respirare un po' di ossigeno e di sgranchirci le gambe. Di auto ne passano poche, talmente poche da potermi permettere di lasciarla senza guinzaglio per gran parte del tragitto (il che, vista la forza e la fretta che ha, per me è una benedizione!). Ci prendiamo il tempo di rincorrerci, di giocare, di inseguire gli animaletti che si nascondono tra i cespugli. In questa stagione è particolarmente bello: al mattino l'aria è fredda e dà una mano al caffè preso prima di uscire a svegliarmi; le foglie iniziano ad ingiallire e a staccarsi dai rami, anche se più che altro per il momento cadono ghiande. I terreni abitualmente vuoti, tra le poche case costruite su quella strada, sono al momento vivaci e popolati: tutti i proprietari arrivano al mattino presto per raccogliere le olive. Alcuni si portano dietro una radio, altri chiacchierano ad alta voce coinvolgendo un po' tutti per far passare più in fretta il tempo e sentir meno la fatica. Anche se ci si conosce poco e ci si vede ancor meno, ci si augura il buongiorno come fosse abitudine quotidiana. Come va il raccolto quest'anno? Eh, non ci si lamenta!
Quand'ero piccola il periodo delle olive mi sembrava divertente, perché il giardino veniva riempito da grandi reti verdi che restavano lì ad aspettare che le olive cadessero nella trappola. Niente di particolare, ma quando si è piccoli basta davvero poco per vivere un'avventura.

Così come da "grandi" basterebbe poco per star bene. Un modo di guardare, la prospettiva con cui inquadrare la vita. La famosa storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, in fondo. Pensavo questo mentre ero già presa male prima ancora che la giornata iniziasse, lo pensavo di nuovo quando la giornata era a metà ed io ancora non potevo concedermi una pausa. In fondo era solo stress per una giornata che sembrava così lunga e piena e noiosa, soprattutto dal momento che l'unica cosa che avrei voluto fare sarebbe stata immergermi in una vasca piena di schiuma e acqua calda a leggere Via dalla pazza folla di Thomas Hardy, invece dovevo inchiodarmi alla sedia davanti al manuale di Diritto Privato – roba che il mio cervello chiede una pausa ogni cinque pagine, un caffè ogni dieci e implora pietà ogni venti. Ci vuole forza di volontà, dicono; io, più che altro, mi lascio spingere dalla forza d'inerzia. Comunque, se avessi voluto aggiustare la prospettiva non sarebbe stato così difficile e nulla sarebbe sembrato così pesante e orribile. Ma ci sono giorni in cui il bicchiere neanche ti va di guardarlo.

Adesso che sono qui però, nel tepore della camera da letto, con le luci soffuse come piace a me e la stufetta accesa – dopo aver fatto l'amore, con una puntata di Grey's Anatomy da finire appena chiuderò questo post, col libro ad attendermi sul comodino – è facile accorgermi di come tutto sommato non sia stato un brutto lunedì.


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