venerdì 13 novembre 2015

Spectator #1: Grey's Anatomy, stagione 9

Chiunque utilizzi ancora la tv e faccia un minimo di zapping potrebbe essersi accorto che su la7d, canale 29, fanno spesso interminabili maratone di Grey's Anatomy, un telefilm che credo non abbia bisogno – dopo tanti anni e tanto successo – di molte presentazioni ed introduzioni. Seduta sul divano a casa, nelle serate in cui non avevo particolarmente voglia di pensare a come rilassarmi prima di infilarmi a letto, sono caduta nel tunnel: conoscevo già i personaggi, l'ambiente, qualche dinamica… ma dopo aver visto interamente qualche puntata non ho potuto sopprimere la curiosità di seguire tutto dall'inizio. Perché purtroppo non sono una che s'accontenta di guardare qualcosa a mozzichi e bocconi, mi piace vedere la crescita dei personaggi, lo sviluppo delle trame; e così, è iniziata la mia personale storia d'amore con i protagonisti e le vicende del Seattle Grace Hospital.


Stamattina ho concluso la nona stagione e, wow, bisogna parlarne. (Attenzione, qui di seguito spoiler!)
La nona stagione è particolarmente tosta. Ha inizio dopo il disastroso incidente aereo che ha visto coinvolti Derek, Meredith, Cristina, Arizona, Lexie e Mark, che devono tutti superare i traumi ed affrontare le conseguenze. Tutti a parte Lexie, che abbiamo già visto morire alla fine dell'ottava stagione (e quanto mi è dispiaciuto, l'ho sempre trovata simpaticissima e promettente). Perdiamo Mark Sloan, e salutarlo tra le lacrime di Derek e Callie è particolarmente difficile. Arizona Robbins ha perso una gamba e non riesce ad accettarlo, la povera Callie si ritrova così a dover superare la morte del suo migliore amico nonché padre di sua figlia, a sostenere la moglie depressa che la incolpa per la perdita della gamba e a dovere in tutto ciò continuare a lavorare (assumendosi anche la responsabilità di operare la mano da un milione di dollari di Derek Sheperd) e occuparsi della piccola Sofia. Derek, dal canto suo, deve affrontare oltre alla morte del suo migliore amico anche la possibilità di non poter più operare a causa dei danni subiti alla mano destra, rimasta incastrata in una parte dell'aereo dopo lo schianto. Inizia a dedicarsi all'insegnamento convincendosi che non gli dispiacerebbe se la sua vita diventasse quella, guarda Meredith e la piccola Zola e dice che sono stati fortunati a sopravvivere e che non devono lamentarsi di nulla; però non si arrende, e sprona Torres a osare per farlo tornare il neurochirurgo che era prima dell'incidente. Alex Karev va a letto con tutte le matricole continuando a rimandare il suo trasferimento all'Hopkins, torturato dai sensi di colpa perché sull'aereo al posto di Arizona avrebbe dovuto esserci lui. Cristina se n'è andata in Minnesota, stanca delle disgrazie che continuano a colpire il Seattle Grace. Il dottor Hunt, da primario, deve affrontare migliaia di complicate questioni burocratiche, cercare di mandare avanti l'ospedale infestato da un'aria opprimente e triste mentre sul lato personale attraversa la rottura con Cristina e la responsabilità di aver messo i suoi colleghi ed amici su quell'aereo. Meredith è incazzata nera: le manca Cristina, Derek non può operare, ha perso la sorella; come biasimarla? Sfoga la sua rabbia sulle matricole, che di rimando la temono tantissimo e la chiamano Medusa

Insomma, una tragedia.

Gran parte di questa stagione è incentrata sulle sorti dell'ospedale che rischia di chiudere e viene salvato da Derek, Meredith, Cristina, Arizona e Callie che decidono di comprarlo in società coi soldi avuti dalla causa per l'incidente, con l'aiuto della madre di Jackson Avery (che viene messo a capo dell'ospedale), diventandone così i proprietari. Ma veniamo alle cose che mi hanno interessata di più.

I nuovi specializzandi
Sicuramente una delle cose più divertenti è vedere Meredith, Cristina e Alex trattar male le matricole così come accadeva a loro anni prima. Ti senti quasi come un genitore che si accorge che i figli sono cresciuti. Wilson, Ross, Murphy ed Edwards sono la ventata d'aria fresca, che ricorda ai veterani cosa significa avere ancora tutto da scoprire e vedere la magia nelle sale operatorie. Si capisce da subito che Wilson sarà un personaggio importante, con un caratterino che non passa inosservato; Edwards sembra la più ambiziosa e determinata, Brooks inizialmente non suscita granché ma pian piano riscuote la simpatia dello spettatore. Ross forse è il più bravo, o comunque quello che si impegna di più parlando meno (secondo me, andrà a chirurgia generale). Murphy è abbastanza inutile e credo non durerà molto. Comunque, anche loro ovviamente iniziano ad avere le loro storie tra i corridoi dell'ospedale, che s'intrecciano con quelle dei loro superiori.

La fuga di Cristina in Minnesota non si rivela inutile perché qui è costretta a lavorare fianco a fianco col Dr. Thomas, suo esaminatore all'esame del V anno, che da tempo sarebbe dovuto andare in pensione. Se all'inizio lei non gli dà importanza e considera assurde le sue decisioni in sala operatoria – antiquate e tecnologicamente superate – ad un certo punto apre gli occhi e scopre che quel che le mani del Dr. Thomas sono in grado di fare è assolutamente incredibile: allora inizia ad imparare e con quest'uomo vecchio e solo nasce rapidamente un legame che va oltre quello professionale. Il Dr. Thomas arriva a dirle che Cristina è la figlia che non ha mai avuto, prima di morire d'infarto davanti ai suoi occhi durante un'operazione. Mentre Cristina si prepara a tornare a Seattle, dopo la morte del suo nuovo mentore, sentiamo la voce del Dr. Thomas riecheggiare nei pensieri di Cristina, con tutti gli insegnamenti di vita che le ha lasciato. Un momento davvero toccante. Col ritorno di Cristina a Seattle gli equilibri sembrano quasi tornare quelli di una volta, lei si riprende il suo posto in cardiochirurgia e non ci mette molto a farsi venerare dalle matricole, a cui affibbia dei nomignoli ispirati a quelli dei sette nani. Sul piano personale, decide di riprovarci con Owen e apparentemente essere divorziati ma stare insieme funziona più della vita coniugale: persino a me Owen, che non mi è mai piaciuto, inizia a stare più simpatico. Però tra loro c'è quella questione insuperabile, quel figlio che lui desidera e che lei, categoricamente, sa di non voler mettere al mondo. Questione che sembra archiviata ma che viene riportata a galla da un ragazzino che rischia di perdere entrambi i genitori e con cui Owen stabilisce da subito un feeling particolare, arrivando a pensare di adottarlo se dovesse rimanere orfano. Non ne parla con Cristina, ma lei lo intuisce e poi lo viene a sapere e nell'ultima puntata gli parla a cuore aperto e mette fine alla loro storia perché non vuole essere l'ostacolo per un desiderio così importante. Pensi davvero che ti basterò, Owen? gli dice.

Meredith e Derek non se la passano poi tanto male, lei è riuscita a restare incinta e porta avanti la gravidanza nella totale – comprensibile – paranoia che qualcosa vada storto. Ho temuto insieme a lei, ho sussultato insieme a lei ad ogni piccolo imprevisto perché loro sono Meredith e Derek e cacchio sono sopravvissuti a un bell'elenco di disastri e gliela vogliamo dare almeno una gioia, no?! Per fortuna la gravidanza fila bene, salvo poi arrivare ad un parto complicato e rischioso, da affrontare durante una tempesta che ha messo la città in allarme già da tre giorni. Meredith subirà un cesareo fatto al buio, il bambino ne esce sano e salvo anche se leggermente prematuro ma lei rischia la vita a causa di un'emorragia, dovuta ad una caduta di poco tempo prima. Tutto si risolve bene, ma la suspense non manca mai…

Callie e Arizona purtroppo sono la coppia che se la passa peggio, perché Arizona incolpa Callie per la perdita della gamba. Le aveva infatti fatto promettere che avrebbe impedito che gliela tagliassero, ma quando Arizona va in fibrillazione perché il corpo si sta deteriorando a causa della gamba Callie non può far altro che dare il consenso all'amputazione, altrimenti sarebbe morta. Quando Arizona inizia a fare fisioterapia, quando accetta di allenarsi con le protesi, quando torna al lavoro… insomma, quando sembra iniziare ad accettare quel che ormai è successo sembra che tra loro cominci ad andare meglio, ma non è così, e si vede nelle ultime due puntate di questa stagione. Mi dispiace un sacco perché Arizona era uno dei miei personaggi, ma in tutta la circostanza sto completamente dalla parte di Callie: chiunque al suo posto avrebbe agito come lei e dal momento in cui ha preso questa decisione se ne è assunta la responsabilità. Ha supportato Arizona in ogni modo, le è stata accanto in tutto e per tutto, ha retto ogni altro peso sulle sue spalle per sentirsi poi solo addossare colpe, venir tradita e abbandonata. Callie, siamo con te.

E poi c'è Karev, il piccolo Alex Karev, per cui facciamo tutti il tifo dall'inizio perché i duri dal cuore tenero ci piacciono sempre. Innanzi tutto è diventato un grande professionista e tiene al suo lavoro più di quanto si poteva immaginare qualche stagione fa. Nella nona è impegnato in nuove questioni di cuore: s'innamora della specializzanda Wilson, e questo era chiaro prima ancora che si parlassero. Sono carini insieme, fatti proprio l'uno per l'altra. Non ci resta che sperare che lei non si ammali o impazzisca, perché sappiamo quale maledizione grava su Alex. Mi è piaciuto molto vedere quanto sia diventata salda l'amicizia tra lui e Meredith e Cristina, con cui ormai sa di poter parlare apertamente. Sono una squadra, e sono dei sopravvissuti. Che arrivi anche per lui, qualche gioia.

Per quanto riguarda gli altri, be', ci sono April Kepner e Jackson Avery per cui sinceramente non nutro un grande interesse però Jackson si è dimostrato sorprendentemente maturo e in gamba – e poi nell'ultima puntata fa il super eroe – quindi sì dai, lo promuoviamo; mentre April… diciamo che una April ci vuole. Sicuramente è cresciuta anche lei, si fa prendere meno dal panico e forse sa gestire meglio le proprie emozioni. Ho detto forse. Però no non tifo per loro come coppia.
Richard Weber, che anche se non è più il primario resta comunque il Capo, da quando non deve più starsene dietro la scrivania è diventato una vera birba. Svelare segreti utili, mettere lo zampino in ogni situazione, fare da spalla in scherzi cretini… Uno spasso, ma non solo: resta sempre anche il maestro, vedi l'ultima puntata quando spinge Cristina ad operare al buio. Il suo scoglio in questa stagione è legato a quello di Miranda Bailey, che in seguito a degli “incidenti del mestiere” non riesce più a tornare in sala operatoria. Diciamo che tutta la nona stagione si riassume nell'ultima puntata, che ti lascia col prurito di vedere subito la prima della decima.

Come di consueto, non mancano mai casi estremi, esplosioni, tragedie di varia portata e natura. Per questo Grey's Anatomy è un telefilm adatto un po' a tutti: non ci annoia mai e dentro ce n'è per tutti i gusti. Direi che gli unici a cui non è adatto sono i deboli di stomaco e di cuore.

La nona stagione, poi, è bella perché ci regala la visione della Principessa Derek:


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