La serie scritta, creata e diretta dai fratelli Wachowskis e distribuita da Netflix - della cui qualità ormai non c'è più di che dubitare - conta ben otto protagonisti più una manciata di personaggi secondari che si rivelano interessanti quanto quelli principali. I fantastici otto vivono sparsi per il mondo e non avrebbero alcun motivo per entrare in contatto l'uno con l'altro, se non che ad un certo punto delle loro vite scoprono quello che potremmo definire un potere, una capacità speciale - anche se a me piace pensarla come una sensibilità. Gli otto personaggi, uomini e donne che in comune hanno solo l'età, si ritrovano improvvisamente collegati tra loro, legati da una telepatia che non coinvolge solo il pensiero, ma che è capace di far loro sentire sulla pelle ciò che sentono gli altri, di catapultarli in altri luoghi, di assorbire un talento altrui in grado di salvargli la vita.
Così un poliziotto di Chicago sente l'assordante musica che una giovane e talentuosa deejay islandese sta pompando in un locale di Londra; una dolce farmacista indiana pensa di doversi portare l'ombrello in un giorno assolato perché sente i tuoni di un temporale che scroscia su un corteo funebre a Berlino. Una tostissima donna coreana vede comparirsi davanti sulla sua scrivania d'ufficio un pollo che in realtà viene offerto come pagamento per un viaggio in autobus a Nairobi. Un attore messicano vive a sua insaputa le insidie ormonali del ciclo femminile ed un hacker transgender si ritrova catapultata in un incubo ad occhi aperti, dal quale solo i suoi nuovi alleati possono salvarla.
Sense8 mi è piaciuto da matti. Innanzi tutto per i personaggi, ognuno con una forte personalità e con una storia importante ma credibile alle spalle. Sono diametralmente opposti tra di loro, abbiamo la coreana Sun, che di giorno porta avanti l'impresa di famiglia senza prendersi alcun merito solo perché è una donna e di notte sfoga la propria rabbia sui ring facendo a pezzi anche gli avversari maschi che ovviamente la sottovalutano. C'è l'africano Capheus, la persona più sorridente ed ottimista di sempre che tutti vorremmo nella nostra vita per combattere i malumori. Capheus si prende teneramente cura della madre malata di aids e per campare guida un autobus che porta il nome del suo eroe: Jean-Claude Van Damme. Poi c'è la biondissima Riley, islandese trapiantata a Londra, che vive dentro le sue grandi cuffie e sta al mondo con quello sguardo perso e profondo tipico di chi non ha ancora digerito un grande dolore. A Chicago c'è Will, che con l'uniforme da poliziotto combatte le gang che l'uniforme l'hanno tolta a suo padre - Will che col padre non è mai andato poi così d'accordo e che nonostante sia cresciuto ancora non si libera del volto di una bambina che l'ha tormentato da piccolo. A Mumbai vive Kala, bellissima e dolcissima farmacista che in cima alle proprie necessità ha messo lo studio; ora che la laurea ed il lavoro sono stati conseguiti incombe su di lei un matrimonio indesiderato, e Kala si ritrova combattuta tra l'onestà con se stessa e la paura di deludere la propria famiglia. A Berlino invece c'è Wolfgang, ladro di professione in una terribile famiglia di ladri sanguinari; la vera famiglia di Wolfgang però in realtà è tutta nel suo migliore amico, l'unico ad essergli stato sempre accanto e ad averlo mai difeso. A San Francisco, insieme alla sua eccentrica compagna, vive Nomi, figlia "diversa" di una madre che non l'ha mai accettata, con un passato da attivista e hacker professionista che per necessità torna ad esserle utile. Infine a Mexico City abbiamo Lito, adorato attore di soap opera sudamericane che a causa delle proprie paure ha scelto di vivere una doppia vita.
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La trama, certo surreale ma mai eccessivamente, tiene incollati allo schermo. Ovviamente se ci sono al mondo delle persone speciali ci sarà chi per un motivo o per l'altro darà loro la caccia, e la lotta col cattivo di turno costituisce da circa metà in poi il plot principale; ma ciò che più mi ha affascinata è l'idea di base: il collegamento così intimo e profondo che può esistere tra esseri umani. In un'epoca di puro individualismo, di un egocentrismo che sconfina nell'ossessione del selfie, Sense8 distrugge la bolla protettiva di otto persone, otto persone che arrivano a capire di non essere più soltanto loro stesse. Condividere emotivamente e fisicamente la vita di altre persone - per di più sconosciute, lontane, così diverse - è un'esperienza forte, da far tremare la terra sotto i piedi, eppure è anche un'esperienza che dimostra quanta forza si possa guadagnare dall'andare oltre se stessi. Immaginare una connessione con altre creature viventi, di cui non so assolutamente nulla, è una fantasia a cui mi sono lasciata andare spessissimo. Il mondo è tanto vasto ed io ne conosco una percentuale irrisoria. Magari la mia migliore amica si trova in un piccolo paese del Brasile.Sense8, per ogni sua componente, è una delle cose più interessanti che ho visto negli ultimi anni e la consiglio spassionatamente a chiunque. Avete otto storie da scoprire, una più avvincente dell'altra, tutte legate in un comune destino.
Fatemi sapere se avete già visto questa serie o se il mio post vi ha invogliato a farlo.
Un abbraccio, e a presto!