lunedì 17 luglio 2017

Il diritto di abbandonare un libro

In teoria quella di oggi sarebbe una recensione, o qualcosa che ci somiglia, però mi dà lo spunto per parlare di un argomento reputato delicatissimo da molti lettori cosiddetti "forti", ovvero l'abbandonare un libro. Sospendere una lettura prima di esser arrivati all'ultima pagina, all'ultima parola. Per molti non c'è nulla di male: se un libro non mi sta piacendo, che problema c'è a lasciarlo stare? Di libri che voglio leggere ce ne sono così tanti, perché dovrei perdere tempo con uno che non mi convince? Per molti altri, però, non è così semplice. Sarà il rispetto reverenziale che un lettore nutre per la letteratura, sarà che non portare a termine un libro per il quale si sono probabilmente già spesi sia tempo che denaro sembra uno spreco imperdonabile, sarà che non si trova giusto farsi un'opinione di qualcosa senza essere andati fino in fondo; le ragioni possono essere le più disparate, fatto sta che molti lettori quando abbandonano un libro si sentono in colpa ed io, ahimè, sono tra questi. Durante la mia infanzia e gran parte dell'adolescenza non accumulavo libri, ne avevo sempre uno - al massimo due - alla volta. Finito quello che avevo in lettura, potevo comprarne un altro, e sarà anche per questo che non mi sarebbe mai venuto in mente di non terminare un libro. Però non si tratta solo di questo, è che proprio non mi va giù lasciare un libro a metà, è una cosa che mi crea un gran dispiacere ed infatti, nella mia ormai piuttosto lunga carriera di lettrice, è capitata solo cinque volte: la prima fu con La bambina di sabbia, uno di quei romanzi-testimonianza dal terzo mondo, che non riuscii a leggere perché raccontava troppi episodi che mi facevano torcere le budella; poi fu la volta di Niente di vero tranne gli occhi, un thriller di Giorgio Faletti che provai a riprendere in mano più volte, senza mai riuscire ad andare oltre le prime quindici pagine; altro "orfano" è La regina della casa di Sophie Kinsella, autrice che da ragazzina avevo apprezzato per i suoi primi libri ma questo - anche se ero in cerca di una lettura leggera - proprio no; infine Sabato di Ian McEwan: immagino che qui molti di voi si stupiranno, ma a circa metà libro ero distrutta dalla noia. Purtroppo era anche il primo approccio con McEwan e non ho ancora avuto il coraggio di tentare con un altro titolo.
Infine, c'è il libro di cui potrei parlarvi oggi.

Di punto in bianco ho avuto voglia di buttarmi sui romanzi storici, un genere che finora ho frequentato pochissimo; intanto che cercavo qualcosa di appetibile e possibilmente a metà prezzo su Libraccio, ho preso in mano questa biografia di Anna Bolena che avevo in casa e che già una volta avevo cominciato, restando però ferma ai primi capitoli. La figura di Anna Bolena mi affascina molto così come, più in generale, la storia dell'Inghilterra. Le mie conoscenze sono purtroppo di mero livello scolastico, e quale miglior modo di approfondire certi argomenti se non attraverso letture stimolanti? Purtroppo, da questo punto di vista, la biografia scritta da Carolly Erickson è stata piuttosto deludente, a cominciare dal modo in cui è scritta: spesso il tono è quasi quello nozionistico di un manuale, per di più un manuale noioso che elenca un fatto dopo l'altro senza approfondimenti; poi, ogni tanto, parte con una forma più narrativa, ma in una maniera che lascia perplesso il lettore. Ad esempio sottolineando quanto testosterone avesse Enrico VIII ogni volta che lo nomina (cioè spesso), roba che stavo quasi temendo di avere tra le mani uno young adult della peggior specie. Ci mancava che si passasse una mano tra i capelli col sorriso sghembo e che afferrasse Anna per i fianchi, sussurrandole una qualche frase malvagia e poi lasciandola lì con lo sguardo perso nel vuoto (per fortuna non siamo scesi a questi livelli). Altri paragrafi più "narrativi", come le descrizioni dei personaggi, di certe abitudini della corte, le reazioni di ognuno ai vari eventi sembrano fantasticherie dell'autrice piazzate lì tra una data e l'altra. Insomma, ho trovato la forma adottata dalla Erickson poco equilibrata, poco coinvolgente e poco soddisfacente per chi voleva approfondire questa fetta di Storia.
Altro elemento che proprio mi ha lasciato scontenta è che pur essendo da titolo una biografia di Anna Bolena sembra essere Enrico VIII ad avere più spazio di tutti. Va bene che era il re, va bene che tutta la vicenda di Anna è strettamente legata a lui, però... in effetti leggendo le recensioni su aNobii ho potuto constatare che non è un problema mio, in molti lamentano proprio il fatto che, in fin dei conti, di Anna si parli poco, come fosse uno dei tanti personaggi attorno ad Enrico. 
Vi dico che mi mancavano giusto una sessantina di pagine, ma mi ero proprio stufata ed è un peccato perché di voglia di leggere ne ho, ma non avevo alcuna voglia di leggere questo libro. Ed allora mi sono costretta: basta, Julia, mollalo!

Ovviamente ora sono curiosa di sapere cosa ne pensate voi, di quest'annosa questione.




10 commenti:

  1. Pur vivendo immerso nei sensi di colpa (quanti, quanti danni può fare un'educazione "tipicamente italo/vaticana"... ^____^) un senso di colpa che fortunatamente non conosco è quello relativo al mollare un libro, o un fumetto, "a metà".
    Certo, ho un po' dovuto lavorare su me stesso, ma con un po' di sforzo ce l'ho fatta :)
    Mi sono semplicemente detto che al mondo esistono troppi, davvero troppi libri (e fumetti) meravigliosi da leggere e il tempo per farlo è così poco... quindi non intendo sprecare nemmeno dieci minuti nella lettura di qualcosa che non mi appassione, non m'interessa, non mi "prende" nella giusta misura, o meglio in quella che per me è la "giusta misura".
    Ho mollato libri (e fumetti) anche a POCHE PAGINE DALLA FINE senza alcun rimpianto, escluso casomai quello di non aver "mollato" prima :D
    Non adduco alcuna ragione "filosofica" né giustificazioni di sorta, ma solo quanto detto sopra: troppe cose belle da leggere per perdere tempo a leggere quelle anche solo "un po' meno belle".

    Può anche capitare - ammetto però che a me è capitato mooolto raramente (mai?) - che un libro (o fumetto) possa risultare indigesto in un periodo della vita per diventare poi attraente in un momento successivo: ho sentito racconti di persone che dicevano di aver, chessò, odiato "I Promessi Sposi" a scuola per poi averlo riscoperto decenni dopo come piacevolissima lettura, ma a me, appunto, è capitato davvero raramente. (I Promessi Sposi li ho mati già dalla scuola, così come Foscolo, Dante, Leopardi...)

    Rispetto, invece, a Ian McEwan posso capirti: anch'io in passato ho fatto i miei bravi sforzi per "farmelo piacere", ma a tutt'oggi ancora niente... e infatti ho mollato a metà "Bambini nel tempo", consigliatomi qualche anno fa da una cara amica. Eh, pazienza, non possiamo farci piacere tutto, no?
    Scusa per la lungaggine e a presto!

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    1. In realtà sono perfettamente d'accordo con te: se penso a tutto ciò che vorrei leggere divento pazza perché so che il tempo non mi basterà mai, figuriamoci se posso permettermi di sprecare tempo prezioso con una lettura che non mi interessa più di tanto! La verità è che mi è capitato raramente di trovarmi in mano un libro che proprio non mi piacesse, il mio fiuto o istinto di lettrice mi guida bene e raramente sbaglia, per fortuna. Però sì, devo imparare da te e, se una lettura non mi convince, passare ad altro senza rimorsi.

      E' vero, anch'io ho sentito molte persone fare il tipo di discorsi che hai riportato tu! Per quanto riguarda gli autori classici italiani, molti li ho amati sin dalla scuola, invece ad esempio D'Annunzio non l'ho sopportato dall'inizio e anche da più grande mi è rimasto indigesto xD però ci sono stati diversi romanzi che, iniziati la prima volta, non mi avevano coinvolti mentre in un momento diverso, con uno stato d'animo diverso, si son rivelati libri che mi son piaciuti moltissimo, quindi anche a me son capitate cose del genere :)

      Ora mi sento meno sola a non aver gradito McEwan, mi sembrava di essere l'unica al mondo! xD in effetti proprio a pelle non m'ispira molto: ho provato a leggerlo proprio perché tutti ne parlano così bene e volevo provare ad andare oltre questa sensazione che avevo a priori. Ho trovato la sua scrittura un po' fredda, asettica... insomma non mi comunicava molto. Non so se farò mai un secondo tentativo, sinceramente.

      Non scusarti per la lungaggine, per me è un piacere intrattenere lunghissime conversazioni per iscritto! ^^

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  2. Ne ho scritto sul mio blog, e qui lo ribadisco: è un sacrosanto diritto.
    A me è capitato con un libro di Calvino e non me ne vergogno né mi va di sottopormi a un autodafé per questo. Accade e basta.
    Leggere non può né deve essere un calvario. Leggere è un'attività già di per sè faticosa e deve poter essere fatta con una specie di incontro proficuo fra lettore e libro. Se non si crea questo feeling, niente, si chiude e basta.

    P. S. C'è un premio per te... da me. :)

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    1. E' vero, non posso non essere d'accordo. Imparerò col tempo a non starci male se non concludo una lettura! Grazie per aver condiviso la tua opinione, e anche del premio! :)

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  3. Ciao! Passo di qui per dirti che ho nominato il tuo blog al Liebster Award del 2017! Ecco il link:

    http://lanostrapassionenonmuore.blogspot.it/2017/07/liebster-award-2017.html

    Spero tanto che parteciperai :-)

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    1. Certo che partecipo! Grazie di cuore Silvia, mi fa tanto piacere :)

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  4. Anch'io faccio fatica e lo faccio molto raramente, ma sto cercando di farlo con meno fatica. Se un libro non piace, o in quel momento non prende, non è giusto accanirsi, già il tempo per leggere è poco.
    Lo sto sperimentando giusto in questi giorni. Ho iniziato (dopo una vita) Moby Dick. Mi sta piacendo ma è molto pesante e in questo momento non me la sento di leggere libri così mattoni. Sto cercando di convincermi ad abbandonarlo fino a un'occasione più propizia, speriamo di farcelaxD

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    1. Sai anche cosa c'è Virginia, che ad esempio se leggi Moby Dick con questa fatica potresti poi averne un ricordo non così positivo; mentre se invece ora lo accantoni e più avanti, in un momento in cui sei più propensa, lo riprendi riusciresti probabilmente ad apprezzarlo molto di più. Infatti quando lascio un libro con la consapevolezza che però un giorno ci riproverò, non ho alcun senso di colpa, anzi, penso di fare giustizia al libro in questione. E' quando li abbandono sapendo che è per sempre che ci resto male xD
      Mah, beh, su non abbiamo motivo di farci tanti problemi!

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  5. Bella domanda! Io ogni volta vado fino alla fine per poterne avere un giudizio completo, pensando che magari all'ultima pagina mi stupirà e me lo farà rivalutare! Però c'è anche da dire che non ho mai beccato ciofeche talmente tanto difficili da mandar giù da non riuscire a proseguire (al massimo andavo avanti lentamente, ma un minimo di curiosità c'era sempre). Da ragazzina ho interrotto la lettura solo di Eragon (perchè l'unico motivo per cui volevo andare avanti a leggerlo era un personaggio che, mi fu riferito, sarebbe morto presto, quindi addio) e Il bambino col pigiama a righe perchè avevo già visto il film e lo stile del romanzo non mi piaceva (per quanto sia breve, quindi non c'era chissà quanta fatica da fare). Me lo avevano imposto a scuola ma proprio non riuscii, anche perchè in genere evito i libri su questo argomento perchè mi mettono troppa angoscia e tristezza.

    In compenso accumulo tanti, troppi libri (manga invece no per fortuna).

    In linea teorica penso che se un libro non piaccia, è inutile sprecarci tempo sopra (a meno che non sia per studio), tanto i soldi si possono recuperare rivendendolo o scambiandolo! Però è una teoria difficile per me da mettere in pratica... Male che vada mi sfogherò con una stroncatura sul blog (cercando di renderla divertente)! :P
    Poi dipende, se il libro è talmente brutto da risultare divertente magari lo finisco anche. Il caso peggiore è quando è noioso :/

    Il genere storico mi piace moltissimo, anche se ho letto davvero poco. Io ti sconsiglierei di partire dalla biografia "pura" di un personaggio storico, ma magari prima di leggerne una versione "romanzata ma non troppo" e solo dopo cercare qualche biografia più specifica. Se ti piace la storia antica, potresti provare con qualcosa di Valerio Massimo Manfredi (non lo leggo da anni, ma ai tempi mi era piaciuta parecchio la sua trilogia su Alessandro Magno). Ho parecchi suoi titoli a casa perchè mia madre e mia sorella sono sue fans, mentre io sono rimasta moolto indietro ma conto di recuperare un giorno XD

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    1. Sì, alla fine anche a me capita raramente perché conosco i miei gusti e, al massimo, il livello di gradimento può essere più o meno alto, ma son poche le volte che addirittura abbandono un libro. Alla fine mi rendo conto che succede quando, sull'ispirazione di un momento passeggero, compro un titolo che poi lascio a prender polvere sugli scaffali e quando magari molto tempo dopo - anche anni eh - provo a leggerlo l'ispirazione che me l'aveva fatto comprare è eclissata e dunque... niente, non fa più per me.

      Il problema di accumulare libri ci accomuna un po' tutti mi sa... ero così brava solo da ragazzina, appena sono diventata più grandicella ed indipendente però, e soprattutto appena ho iniziato a scoprire gli sconti, l'usato, le promozioni e via dicendo avoglia ad accumulare XD di questo però non me ne faccio tanto una colpa: sono certa che prima o poi leggerò tutto.

      Non è la prima volta che mi consigliano Valerio Massimo Manfredi, forse dovrei proprio decidermi a dargli una chance! Per ora ho acquistato un bel mattonazzo di un'autrice inglese, Hilary Mantel, che per protagonista ha Thomas Cromwell, romanzo che poi ha anche un seguito intitolato "Anna Bolena, una questione di famiglia". Non appena me la sentirò proverò con questo, e speriamo si riveli una lettura appassionante! :)

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